Un porto regolato con accessi più estesi: Gasparato e il dialogo con Rossetto
L’audizione del commissario al porto di Venezia alla commissione lavori pubblici del Senato. La complicata convivenza con il Mose e il futuro delle grandi navi al centro della discussione con i parlamentari

Poco più di venti minuti di audizione alla Commissione Lavori pubblici e Ambiente del Senato sono bastati a Matteo Gasparato, attuale commissario e candidato alla presidenza dell’Autorità portuale di Venezia e Chioggia, per definire quali saranno le sue priorità nella gestione del Porto.
A partire dalla necessità di un «dialogo maggiore» con l’Autorità della laguna che decide le alzate delle barriere del Mose e si occupa dei sedimenti. Un dialogo che già c’è ma che deve essere rafforzato, diventare «molto stretto, più di prima». A quali risultati debba portare questo dialogo, e con quali strumenti, Gasparato lo ha chiarito rispondendo a una domanda della senatrice Dafne Musolino (Italia Viva).
«Non abbiamo strumenti come Autorità portuale per entrare nel merito delle decisioni delle Autorità laguna ma l’obiettivo che abbiamo, e con Rossetto (Roberto, presidente dell’Autorità per la laguna, ndr) ci siamo già parlati due volte nel mese di agosto, è quello di definire una normativa sul porto regolato, creare un porto regolato per facilitare e dare regole certe agli operatori commerciali e rendere loro più facile prevedere e capire quando viene chiuso il Mose. Io spingo anche, e ne dovrò parlare con la Capitaneria di Porto, per dare la possibilità di ampliare gli orari di accesso delle navi commerciali per evitare i problemi cui abbiamo assistito», negli ultimi mesi.
La convivenza tra Mose e attività portuali e la necessità di trovare un equilibrio tra salvaguardia della città, ecosistema lagunare e attività portuali resta quindi uno dei temi più delicati dei prossimi anni. Il Porto di Venezia è, nella sostanza, già regolato. Ora si tratta di mettere nero su bianco le regole del gioco, definire un quadro normativo che, dal punto di vista dell’Autorità portuale, permetta agli operatori di sapere con un certo anticipo e non all’ultimo minuto quando il Mose verrà chiuso.
Senza contare poi - anche se Gasparato ieri in audizione non ne ha fatto menzione - che c’è da risolvere il nodo della conca di navigazione. Nell’audizione al Senato di ieri, che segue quella di qualche giorno fa alla Commissione Trasporti della Camera, Gasparato si è presentato, ha squadernato il suo curriculum e spiegato il suo lavoro alla guida, da 14 anni, del Consorzio Zai - Interporto Quadrante Europa di Verona, «il più importante d’Italia e oggi il secondo in Europa» e ha fornito una serie di linee guida per il Porto di Venezia dove, al suo arrivo, ha «trovato diversi fascicoli corposi».
Come quello delle crociere. Dopo la scelta del governo Draghi - dopo una mobilitazione in città che durava da anni e le pressioni dell’Unesco - di togliere le grandi navi dal bacino di San Marco e dal canale della Giudecca, il settore crocieristico ha passato anni complicati passando da 2 milioni di passeggeri a 600 mila.
Il presente è fatto di un sistema diffuso di approdi che coinvolgono Fusina e Chioggia. Nel futuro a medio termine ci sono la nuova Stazione marittima sulla sponda Nord del canale Nord e la riattivazione della storica sede della Marittima, possibile grazie all’escavo del canale Vittorio Emanuele.
«Su questo intendo essere molto chiaro», ha precisato Gasparato, «non ho intenzione, se dovessi essere chiamato a guidare il Porto, di tornare ai livelli di overtourism verso i quali ci si era avviati in passato perché è fondamentale la tutela della laguna di Venezia e della città».
E ancora: «Venezia è destinata a un turismo della fascia di lusso, navi passeggeri che non arrivino a superare i 300 metri, navi da diporto e yacht. Le grandi navi davanti a San Marco erano un problema». Altri fascicoli sulla scrivania del Commissario: i piani regolatori portuali, piuttosto datati (Venezia è del 1908, Marghera del 1965 e Chioggia del 1981) e lo sviluppo dell’area Montesyndial che potrà essere decisivo «per sviluppare nuovi traffici commerciali».
Rispondendo alle domande Gasparato ha anche chiarito che pur non essendoci obblighi normativi, una volta ricevuto dal ministero per le Infrastrutture l’incarico di presidente del Porto, rinuncerà al ruolo di vertice all’Interporto, conservando però il ruolo di consigliere per accompagnare la transizione.
E il segretario generale? «Sarà una persona di mia fiducia, con competenze tecniche ma anche giuridiche». Dopo il parere delle commissioni già nei prossimi giorni potrebbe arrivare la nomina da parte del ministro Matteo Salvini.
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia