Porto di Venezia, bando contestato. Via allo sciopero a oltranza dei lavoratori

La decisione al termine dell’assemblea generale: i porturali chiedono le dimissioni del presidente Di Blasio e della segretaria generale Scardino. Causa del contendere è il bando da 35 milioni di euro per il lavoro temporaneo

Francesco Furlan
Gru ferme a Porto Marghera per lo sciopero a oltranza
Gru ferme a Porto Marghera per lo sciopero a oltranza

Sciopero a oltranza dei lavoratori portuali temporanei con richiesta di dimissioni del presidente dell’Autorità portuale, Fulvio Lino Di Blasio, e della segretaria generale, Antonella Scardino per non aver saputo gestire la partita del bando per il rinnovo dell’appalto.

Si è conclusa così, poco dopo le 13 di mercoledì 16 ottobre, l’assemblea dei lavoratori nella sede della Nclp, la Nuova compagnia lavoratori portuali. Subito dopo l’assemblea, quindi, operai e gruisti non si sono presentati al lavoro nei terminal cui erano stati destinati.

I lavoratori accusano i vertici del Porto di non aver rispettato le linee guida concordate nel luglio del 2023 proprio in previsione della stesura del bando che riguarda i lavoratori che, in aggiunta ai lavoratori diretti dei vari Terminal, vengono chiamati a secondo del bisogno per caricare e scaricare le navi.

Per cercare una mediazione, martedì 15 ottobre c’era stato un incontro tra i rappresentanti delle organizzazioni sindacali e i vertici dell’Autorità portuale. Le posizioni però sono molto distanti.

E alla richiesta di ritirare o integrare il bando, l’Autorità portuale ha risposto di no, disposta a concedere solo alcuni chiarimenti interpretativi sui punti ritenuti più caldi.

Causa del contendere è il bando da 35 milioni di euro per il lavoro temporaneo. Tra i punti contestati c’è l’articolo del disciplinare che prevede la «richiesta nominativa» di uno o più lavoratori. Cgil, Cisl e Uil ritengono che sia discriminante, ma dal Porto hanno fatto presente che la richiesta nominativa esiste già in altre realtà portuali, come Genova.

C’è poi l’aspetto della clausola sociale e dei rapporti con i portuali di Chioggia. La società che vincerà il bando per il Porto di Venezia (offerte da presentare entro il 28 ottobre) dovrà assumere gli esuberi previsti al porto di Chioggia, ma a Chioggia non è ancora chiaro quanti saranno gli esuberi.

A Venezia la pianta organica prevede 120 lavoratori e il rischio è che, con l’assunzione dei chioggiotti, a Venezia restino esclusi una ventina di interinali storici.

«Una guerra tra poveri che non può essere giocata sulla pelle dei lavoratori», dicono i rappresentanti sindacali. Il caso Venezia è seguito anche dalle segreterie nazionali dei sindacati di categoria - che infatti sono intervenute con una lettera inviata nei giorni scorsi a Di Blasio - perché dopo Venezia arriveranno Genova e Livorno.

E il bando di Venezia, il primo ad applicare i nuovi criteri della direttiva Bolkestein e del codice degli appalti pubblici, potrebbe essere preso ad esempio da altre autorità portuali.

In una conferenza stampa convocata nel pomeriggio, il presidente del Porto Fulvio Lino di Blasio ha lanciato alcuni segnali di apertura su due punti dicendosi pronto, se necessario, a modificare il testo del bando.

I due punti riguardano la richiesta nominativa e il passaggio sui procedimenti disciplinari. Su quest’ultimo, ha spiegato che «nessuno ha intenzione di escludere i rappresentanti sindacali dall’iter della procedura».

Di Blasio ha sostanzialmente difeso l’impianto del bando e del disciplinare ma si è anche detto disponibile a un confronto, annunciando di aver chiesto, per venerdì prossimo, un incontro con le segreterie nazionali delle sigle dei Trasporti di Cgil, Cisl e Uil.

Rispondendo a una domanda sulla richiesta di dimissioni arrivata dai lavoratori portuali della Nuova Clp ha aggiunto: «Certo che non mi fa piacere, non tanto per me ma per la struttura che lavora per me, ma è una richiesta che riconduco a una normale dialettica tra le parti».

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