Porta di Venezia al Tar per evitare le bonifiche

Una società del sindaco Luigi Brugnaro al centro di un possibile conflitto d’interessi. Si tratta della “Porta di Venezia spa”, proprietaria di aree da bonificare in zona Pili e alla quale il ministero dell’Ambiente impone di compiere degli interventi nel rispetto degli accordi sulla bonifica di Porto Marghera sottoscritti con Comune, Regione e Città metropolitana. Contro questa imposizione la società ha fatto ricorso al Tar. Quindi da una parte il sindaco Luigi Brugnaro, come in diverse circostanze ha dichiarato, difende gli accordi per la bonifica delle aree industriali dismesse; dall’altra una sua società contesta gli stessi accordi. Naturalmente ha il controllo della società anche se alla guida ha messo il fidato Derek Donadini. Uno studio legale di Verona, qualche settimana fa, ha inoltrato un ricorso al Tar del Veneto per conto della “Porta di Venezia Spa”.
La società fa sapere che questo ricorso ha la sua genesi nel 2010, quando Luigi Brugnaro non era sindaco e che gli ultimi atti sono solo integrativi al procedimento. Spiega che la contestazione all’imposizione del Ministero è dettata dal fatto che Porta di Venezia non vuole costruire su quelle aree e che di certo non è stata questa a inquinare. Sta di fatto che il sindaco può sempre far ritirare il ricorso al Tar.
«Il re è nudo: Brugnaro, con la proposizione di un ricorso al Tar contro l’accordo di programma sulle bonifiche a Porto Marghera, ha gettato finalmente la maschera. I suoi interessi da imprenditore privato sembra debbano prevalere, evidentemente, sul mandato a lui affidato dai cittadini (sia come sindaco di Venezia che della Città metropolitana)», sottolinea Davide Scano, consigliere del Movimento 5 Stelle. «Molti temevano questa commistione di interessi anche prima delle elezioni comunali, ora è palese sotto gli occhi di tutti. Tolga dall’imbarazzo dunque l’amministrazione, e i cittadini tutti, ritornando a fare l'imprenditore a tempo pieno. Il Comune ha bisogno di amministratori che si dedichino a tempo pieno soltanto all’interesse pubblico», conclude Scano. «Ora poi si comprende più facilmente i motivi per cui il sindaco non ha ancora firmato per l’acquisizione dei 107 ettari di aree ex Syndial e relativi 38 milioni di euro per le bonifiche e l’arrivo di nuove imprese produttive: questo non gli interessa, semplicemente».
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