Pochi ospiti, comunità di recupero chiude

MOGLIANO. La crisi investe anche il mondo del sociale: la comunità Selene di Campocroce va verso il concordato preventivo. Il centro solidarietà fondato nel 1990 potrebbe presto chiudere i battenti a causa dei debiti e del progressivo svuotamento. Se le statistiche segnalano, infatti, che i casi di dipendenza sono in aumento, altrettanto vero è che sempre meno utenti vengono indirizzati verso comunità di questo tipo: «La nostra struttura» spiega la fondatrice Anna Gioia Fontana «è accreditata secondo i regolamenti regionali e gli standard nazionali per 28 posti, che si dividono in due diverse fasi: la pronta accoglienza e il cosiddetto servizio b, che prevede la permanenza in comunità. Attualmente gli ospiti di Selene sono dieci, ma devo pagare gli operatori e il tutto personale, oltre ai consulenti». I dipendenti del centro di accoglienza sono circa una decina, molti potrebbero perdere il posto. Il progressivo svuotamento della comunità non lascia scampo e i numeri dei bilanci, per la mancata saturazione della struttura, sono sempre più in rosso. L'obiettivo della presidentessa è quello di fermarsi un attimo prima del fallimento: «Ci sono delle rette da pagare», spiega, «i casi con cui abbiamo a che fare sono così gravi che tali costi non possono essere sostenuti dalle famiglie. Qui si curano le classiche tossicodipendenze, da eroina, cocaina e alcool, ma anche psicofarmaci, lsd e la dipendenza da gioco. I casi che abbiamo sono molto gravi anche a livello famigliare. Il vero problema è che la nostra ulss di riferimento, quella di Treviso, da quasi due anni non ci manda nessun utente. A parte il caso di un paziente vittima di un grave incidente automobilistico che era del tutto inappropriato. Scelgono altre strade perché la cura in un centro di recupero è troppo costosa, preferiscono fare brevi ricoveri». È una politica che sta colpendo, secondo Anna Gioia Fontana, molti centri simili nella provincia. «Al Sert di Mogliano ci ignorano» aggiunge «preferiscono altre strade anche se, probabilmente, ci sarebbe davvero bisogno di dare una mano a quei ragazzi».
In più, quando gli utenti arrivano da altre regioni, capita spesso, ottenere il pagamento delle rette è davvero difficile: «Quando arrivano dalle altre ulss, ad esempio dalla Campania, non pagano». In più nel caso di Selene gravano sui bilanci i mutui contratti per aprire il Centro Ca' Della Fonte, in via Roette a Zerman che è chiuso da 4 anni anche in questo caso per mancanza di utenti.
Matteo Marcon
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia