Pianerottolo sporco, ecco il movente

Anche la sera del 20 dicembre hanno litigato, come era accaduto altre volte, perché Lida Taffi Pamio, l’anziana uccisa a coltellate, non teneva in ordine il pianerottolo: c’erano a terra le foglie che cadevano sempre dalle sue piante e lei non le raccoglieva o, comunque, lo faceva raramente. E alla cinquantenne inserviente (lavora in un ospedale veneziano) quel disordine non piaceva e, soprattutto, non piaceva l’87enne. Già doveva sopportare tutti quegli anziani in ospedale, doveva accudirli, lavarli quando si sporcavano e trovarsene anche una in condominio proprio non ci voleva. Per alcuni, era ossessionata dall’ordine e dalla pulizia.
Così, le ha suonato il campanello per protestare, forse ha ricevuto una risposta sgarbata e la lite è partita. Secondo gli inquirenti, la rabbia sopita che scavava dentro è scoppiata improvvisa e lei ha cominciato a riempire l’anziana di pugni in faccia, poi le ha infilato in bocca i fazzoletti di carta perché la finisse di urlare, quindi ha strappato il cavo elettrico del decoder e lo ha stretto al collo, dopo averle infilato in testa un maglione. Infine, è corsa in cucina e ha preso uno, due, tre, quattro coltelli e li ha spezzati tutti, tirando più di dieci colpi (a contarli è stato il medico legale Antonello Cirnelli, incaricato dell’autopsia dal pubblico ministero Federico Bressan).
Poi è tornata subito a casa, coprendo i pochi metri che dividono i due appartamenti. Durante l’aggressione indossava una paio di guanti, non perché ci avesse pensato prima ad uccidere l’anziana, organizzandosi per non lasciare impronte. Semplicemente perché ne aveva infilati un paio di lattice o di gomma per fare le pulizie: così la Polizia scientifica non ha trovato impronte neppure sui quattro manici dei coltelli spezzati, così il medico legale padovano Luciana Caenazzo non ha trovato, in casa della Taffi Pamio, il sangue di nessun altro se non della vittima. Evidentemente, pur avendo spezzato quattro coltelli, l’assassino non si è ferito e non ha lasciato neppure una goccia del suo sangue, che sarebbe stato comunque difficile rintracciare soprattutto se fosse finito all’interno delle chiazze di sangue della vittima. Estrarre il dna di due tracce ematiche diverse, se mescolate, è quasi impossibile.
Gli investigatori della Squadra mobile e il pubblico ministero Federico Bressan sono convinti che sia andata così e cercano indizi e prove per dimostrarlo. Per questo hanno perquisito la casa dell’inserviente ospedaliera e hanno sequestrato un paio di pantofole e alcuni indumenti, consegnandoli al medico legale Caenazzo e ponendo due interrogativi ai quali dovrà rispondere. Deve stabilire se vi siano tracce ematiche e soprattutto se, in caso positivo, appartengano alla donna uccisa quarantasei giorni fa. Se fosse così, sarebbe difficile per l’indagata spiegare quella presenza, innanzitutto perché sulle scale, dove si è affacciata come tutti gli altri inquilini la sera del 20 dicembre per poi essere invitata a rientrare in casa dai poliziotti chiamati dal nipote dopo la scoperta del cadavere dell’anziana, non è stata trovata traccia di sangue e non può, quindi, essersi sporcata le pantofole semplicemente rimanendo sul pianerottolo, anche se si tratta dello stesso dell’abitazione della Taffi Pamio.
Il difensore, l’avvocato veneziano Alessandro Doglioni, continua a ripetere che la sua assistita nulla ha a che fare con l’omicidio. Anche perché non sarebbe in possesso neppure della forza di agire così come ha fatto l’assassino. Il 20 dicembre, l’inserviente aveva lavorato nelle ore del mattino, quindi era tornata a casa nel primo pomeriggio per riposare, perché le toccava anche il turno di notte. Quando l’anziana è stata uccisa lei sostiene che stava dormendo e si sarebbe svegliata solo quando sono arrivati poliziotti e sanitari e si è affacciata sul pianerottolo per alcuni minuti. Infine, è partita per Venezia per entrare in servizio in ospedale. Inoltre, avrebbe raccontato ad amici e parenti che non ha mai litigato con l’inquilina uccisa e praticamente, a causa degli orari di lavoro e dei turni, la vedeva davvero poche volte e si limitava a salutarla.
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