Pescheria al minuto tre banchi su 34 e prezzi vantaggiosi per tanti prodotti

Manca il pesce d’alto mare abbondante in questo periodo Si trovano seppie e moleche. I clienti sono quasi tutti anziani



Se il mercato ittico all’ingrosso è stato costretto a cancellare l’asta pomeridiana, vista la mancanza di prodotto fresco, dovuta al fatto che i motopescherecci d’alto mare da diversi giorni sono rimasti attraccati al molo, la pescheria al minuto, ancora più in difficoltà, prova comunque a resistere e rimane aperta. Ieri mattina erano tuttavia molto pochi i banchi con prodotto fresco in vendita. Non più di tre o quattro, in realtà. La pescheria, facente parte della filiera agroalimentare, è una delle poche realtà commerciali che può rimanere aperta secondo l’ultimo Dpcm, ma il piatto decisamente piange. Tre banchi in attività su un totale di 34 è decisamente poca roba.

Manca il pesce d’alto mare che, tra l’altro, in questo periodo normalmente è anche piuttosto abbondante e allora sui banchi desolatamente vuoti si possono trovare quei prodotti ittici tipici della pesca di laguna o di allevamento. È il caso delle seppie, che tra marzo ed aprile entrano in laguna dal mare per depositare le uova e c’è da pensare che, forse, vista la mancanza della pesca di massa sotto costa, questa estate si potrà trovare in laguna abbondanza di seppioline, prodotto quasi raro lo scorso anno, tanto da avere fatto schizzare il prezzo alla cifra record di 192 euro al chilo. Seppie che vengono pescate in laguna con le “nasse” e che arrivano fresche sui banchi della pescheria a prezzi anche piuttosto convenienti, vista la carenza di acquirenti. Un altro prodotto che in questo periodo, con i pescherecci bloccati a terra, si può trovare a prezzi piuttosto bassi, sono le moleche. I prelibati granchi da muta, allevati in laguna dentro ai vieri, grossi cesti, una volta di vimini, oggi di plastica, che sulle tavole dei ristoranti diventano uno dei piatti più prelibati della cucina chioggiotta, in pescheria, ieri mattina, erano venduti a 30 euro al chilogrammo, ben lontano dagli 80 euro con cui vengono normalmente venduti. La mancanza di acquirenti inaridisce un mercato dove anche il rosso dei tendoni, che coprono i banchi del pesce, sembra più sbiadito. Dal portale a Prisca, che segna l’ingresso della pescheria, non entra quasi nessuno, eppure si potrebbe fare qualche affare. I pochi “mognoleti” (così vengono chiamati in dialetto i venditori di pesce al dettaglio) provano a resistere, a concedersi una flebile speranza di sopravvivenza, ma è davvero molto dura, tenendo poi presente che i clienti quotidiani della pescheria non sono giovanissimi e fanno parte di quella popolazione ancora più a rischio dal contagio del virus. C’è qualche pesce che arriva dalla Croazia, qualche prodotto congelato, così pure qualche branzino, pescato magari con la lenza dai pescatori di laguna. —



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