Peschereccio in Croazia sequestrato per un giorno

Chioggia. Il “Silvano Bococi” sconfina nelle acque territoriali al largo di Umago Ieri il processo: multa di 1.580 euro e comandante condannato a un mese
Di Diego Degan

CHIOGGIA. È durato 24 ore la disavventura dell'equipaggio del «Silvano Bococi», motopeschereccio della marineria chioggiotta trattenuto dalle autorità croate per aver sconfinato nelle acque territoriali di quel Paese. Mercoledì pomeriggio, infatti, l'imbarcazione italiana è stata avvicinata da una motovedetta della polizia croata e accompagnata nel porto di Umago e ieri pomeriggio, dopo un processo per direttissima e il pagamento della sanzione di 12mila kuna (circa 1.580 euro) barca ed equipaggio sono stati lasciati liberi di tornare a casa.

«Interrompete la pesca e seguiteci. Avete violato le nostre acque territoriali», è stato l'ordine perentorio che il peschereccio italiano ha ricevuto in sala radio dalla motovedetta. I cinque pescatori chioggiotti hanno, giustamente, obbedito ma hanno, nello stesso tempo, informato la cooperativa di appartenenza, la Mare Azzurro, e il responsabile dell'associazione di categoria, Legapesca, Antonio Gottardo. Quest'ultimo, a sua volta, ha informato il comando delle capitanerie di porto, il ministero degli esteri, l'ambasciata italiana a Zagabria e il console generale italiano a Fiume, Renato Cianfarani, «la cui collaborazione è stata preziosa per la risoluzione della vicenda», racconta Gottardo. In poche ore decine di persone erano al lavoro per assistere l'equipaggio chioggiotto in questa controversia. Il controllo della posizione del Silvano Bococi, eseguito nella sala operativa dalla capitaneria di Chioggia, tramite il sistema Ais, ha rivelato che lo “sconfinamento” era stato di soli 189 metri. Ed è stato su questo valore minimo, «un errore involontario» è stato sostenuto, che si è basata, in gran parte, la difesa dell'equipaggio italiano al processo per direttissima che si è svolto ieri, a cavallo di mezzogiorno. Il giudice ne ha tenuto conto e ha applicato quello che, probabilmente, è il minimo della pena, secondo le leggi del suo Paese. Per il reato di sconfinamento in acque territoriali croate è stato ritenuto responsabile solo il comandante, Esterino Varagnolo, condannato a 30 giorni di carcere, ma con la condizionale di un anno. In altre parole è libero, ma se commettesse lo stesso reato entro un anno dovrebbe scontare anche quei 30 giorni. Per la pesca senza autorizzazione in acque croate, ancora una volta, responsabile solo il capitano, sanzione di 12 mila kune, sequestro delle reti e del pescato. La parcella dell'avvocato ha poi fatto salire il costo della disavventura a circa tremila euro complessivi ma, ieri sera, l'equipaggio è tornato a casa.

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