Pesce in conto vendita Affossato dai croati il mercato delle feste

Chioggia. Troppo prodotto ha calmierato i prezzi al ribasso Ma è stata la concorrenza sleale a creare i danni peggiori
Di Diego Degan

CHIOGGIA. Pesce in conto vendita: è stata questa la strategia commerciale usata dai croati per carpire fette di mercato ai pescatori nostrani durante le festività di fine anno. Una strategia che ha contribuito a calmierare i prezzi e a rendere pressoché nullo il guadagno, per i pescatori, in quello che dovrebbe essere il miglior periodo dell'anno. In sostanza i commercianti avevano la possibilità di acquisire grossi volumi di pesce, in particolare sogliole, provenienti dalla Croazia, e di pagare ai fornitori solo la quantità venduta: un commercio a rischio zero.

Lo spiega Elio Dall'Acqua, pescatore e rappresentante della marineria nella Commissione del mercato ittico all'ingrosso. Per ora, quindi, l'ingresso della Croazia nell'Unione Europea, non è stato in grado di fornire, ai pescatori chioggiotti (e non solo a loro), gli strumenti per difendersi dalla concorrenza “sleale” di chi pesca dall'altra sponda ell'Adriatico. «Non siamo in grado di contrastare una concorrenza del genere» spiega «anche se le cause del mancato guadagno sono, in parte, anche colpa nostra». Inutile dire, infatti, che la crisi, e quindi il calo della domanda, ha avuto la sua parte. Ma il fattore più negativo è stata la «cattiva gestione della risorsa», dice Dall'Acqua, da parte degli stessi pescatori. «Siamo andati in mare ogni volta che è stato possibile, pescando tutto il possibile. Anche col maltempo che, forse per fortuna, ha impedito di raccogliere quantità ancora maggiori di prodotto. Il risultato è stato che abbiamo offerto più pesce del necessario, o di quello che chiedeva il mercato, e i prezzi si sono abbassati». L'esempio più clamoroso sono le sogliole, vendute - quelle grandi - a 6 euro al chilo invece dei 18-20 abituali; e quelle medie a 2,5 invece di 12. Ma anche specie tipicamente “natalizie”, come i gamberoni, sono rimaste stabili sui 15 euro, e solo negli ultimi due giorni, prima di Natale, sono arrivate a 25. Stesso andamento dei prezzi per le cannocchie (8 euro, poi saliti 12) e i calamaretti (da 15 a 35 euro al chilo). Ma il rialzo si è avuto, appunto, all'ultimo momento, non nell'intero periodo delle feste e ciò ha ridimensionato pesantemente il guadagno che i pescatori si aspettavano di ottenere, sulla scorta di un andamento di mercato che, anche l'anno scorso, aveva rispettato i canoni della tradizione. Complessivamente, però, «il mercato all'ingrosso chiude anche quest'anno con un piccolo segno positivo» dice Dall'Acqua «i dati definitivi sono ancora in corso di elaborazione, ma la tendenza appare sicura». Insomma, qualche segno di ripresa, per la pesca, c'è. Ma la strada è ancora lunga.

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