Perizia psichiatrica per Donaglio

Disposta dal giudice sull'uomo che uccise la sua ex in negozio a Spinea
Roberta Vanin, Andrea Donaglio e il negozio luogo del delitto
Roberta Vanin, Andrea Donaglio e il negozio luogo del delitto
 
SPINEA.
Non l'hanno chiesta i difensori, non il pm, ma ieri il giudice Roberta Marchiori ha deciso di eseguire la perizia psichiatrica su Andrea Donaglio, il 48enne professore di chimica che a Spinea uccise la sua ex Roberta Vanin il 6 luglio 2010. Il 27 giugno la affiderà al medico legale Carlo Schenardi, che dovrà stabilire se al momento del fatto l'imputato era sano di mente o meno.
 I difensori, gli avvocati Francesco Schioppa e Isabella Fiorio, hanno subito chiesto al giudice veneziano dell'udienza preliminare il rito abbreviato, il giudizio cioè che prevede il processo davanti al giudice unico allo stato degli atti e, in caso di condanna, con lo sconto di un terzo sulla pena. Il magistrato, evidentemente, ha voluto - prima di emettere la sentenza - avere il parere di uno psichiatra sullo stato mentale dell'imputato, per escludere che a scatenare la violenza sia stata una malattia mentale. Nel caso fosse giudicato incapace di intendere e volere o anche solo seminfermo, queste circostanze avrebbero una conseguenza diretta sulla sentenza: nel primo caso verrebbe prosciolto e inviato in un ospedale psichiatrico giudiziario, nel secondo avrebbe uno sconto di pena piuttosto rilevante.  Donaglio aveva ucciso la giovane donna con poco più di sessanta coltellate quando si trovava sola nel suo negozio di prodotti biologici nel centro di Spinea: a scatenare la sua violenza sarebbe stata la telefonata ricevuta da Roberta, che gli confermava che tra loro era tutto finito, che il loro rapporto era arrivato al termine e che non avrebbe più dovuto farsi vedere. Ieri, in aula, si sono costituiti parte civile i genitori di Roberta Vanin e alla fine, quando l'udienza si è conclusa, hanno incontrato nel corridoio del palazzo di Giustizia di Rialto la madre e il fratello del professore arrestato per l'omicidio e si sono stretti la mano con un gesto che sa di perdono e di riappacificazione tra le due famiglie, entrambe colpite una da un profondo dolore, una da quello causato dalla morte della figlia e l'altra da quello di un figlio che ha come prospettiva di vita una lunga permanenza in carcere o il ricovero in un manicomio criminale.  I difensori, ieri, con la richiesta del rito abbreviato hanno depositato una consulenza medico legale nella quale due medici sostengono che Donaglio soffrirebbe di un problema genetico che gli rende difficile controllare gli impulsi violenti. Una consulenza, quindi, che non puntava a dimostrare l'infermità o la seminfermità mentale dell'imputato, bensì ad ottenere un ulteriore attenuante oltre a quella dell'incensuratezza. E non è escluso che il giudice Marchiori abbia deciso per la perizia psichiatrica, anche sulla base delle conclusioni alle quali sono giunti i consulenti della difesa, utilizzando una metodologia nuova, che l'avvocato Schioppa ha definito come «la nuova frontiera della psichiatria forense».

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