Per l’ovovia inutile adesso il Comune fa causa al progettista

Per i soldi spesi inutilmente per l’ovovia destinata ai disabili agganciata al ponte di Calatrava - che dovrà essere smantellata perché non in grado di funzionare - il Comune prova a rifarsi sul progettista dell’opera, l’ingegnere padovano Renato Vitaliani e sulla sua società Ingegneria Iconia srl.
L’Amministrazione ha infatti citato in giudizio il professor Vitaliani e la società per verificare la presenza di errori e omissioni nella progettazione del dispositivo d funzionamento dell’ovovia che sarebbero emersi nell’indagine avviata dalla Procura della Corte dei Conti, che si è poi conclusa con un’archiviazione rispetto al possibile danno erariale.
Il costo iniziale dell’opera era infatti stimato in 650 mila euro, ma quello finale si è avvicinato ai 2 milioni di euro, senza che appunto l’ovovia potesse mai effettivamente entrare in regolare servizio - tranne un breve periodo di sperimentazione - per consentire l’attraversamento del ponte alle persone con problemi motori.
Il Comune aveva chiesto al Tribunale che venisse nominato un consulente tecnico per verificare le eventuali responsabilità di progettista e impresa e anche per quantificare il danno arrecati all’Amministrazione in termini di costi di realizzazione dell’opera inutilmente appaltata e per quelli della sua rimozione. Il Tribunale ha disposto che venga svolta una consulenza tecnica d’ufficio per verificare come stiano effettivamente le cose e il Comune ha appena nominato un consulente tecnico di parte che lo rappresenterò in giudizio.
Rispetto ai rilievi mossi dalla Corte dei Conti al suo operato e alla crescita progressiva della spesa dell’opera, il professor Vitaliani aveva ricordato come la responsabilità di essa non fosse solo sua, ma anche di un esperto di robotica che la affiancava e della società meccanica Pmp, anch’essa coinvolta, ricordando anche le modifiche e i cambi d’impresa.
A vincere l’appalto per la realizzazione del ponte era stata l’impresa Cignoni che aveva poi subappaltato l’incarico per l’ovovia alla società Pmp di Varese, anch’essa poi uscita di scena a lavorazione già avanzata, perché la Cignoni aveva siglato un nuovo contratto con la società Tecnologie Industriali di Padova, che aveva portato a termine il dispositivo, con continue modifiche progettuali.
Alla fine però l’ovovia non è mai stata in grado di funzionare, rimanendo inutilizzata per anni, fino appunto agli attuali strascichi legali.
Con la causa a progettista e impresa – se non interverrà prima la prescrizione - il Comune spera di recuperare almeno una parte dei fondi spesi inutilmente. —
E.T.
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