«Per la manutenzione di fossi e tombini è fondamentale il lavoro di ogni cittadino»

Alessandro Pattaro, ingegnere idraulico e animatore dei contratti di fiume: «Allagamenti sempre più frequenti» 

l’esperto

La manutenzione della rete idrografica minore, di fossi, caditoie e tombini, è fondamentale soprattutto con l’aumento di episodi sempre più frequenti di forti piogge. Molta parte della manutenzione oggi deve essere affidata al singolo cittadino, che può fare la differenza. Ne sanno qualcosa le tante persone che aderiscono ai cosiddetti “contratti di fiume” con il progetto “adotta un tombino”.

«Una volta c’era più cura del territorio», spiega Alessandro Pattaro, ingegnere idraulico e animatore dei contratti di fiume, «ognuno manteneva pulito un tratto di corso d’acqua, fiume, fosso, tanto più che noi avevamo lanciato l’idea forte “adotta un tombino” all’interno di una delle azioni del protocollo del contratto di fiume, perché pensavamo che ci fosse la possibilità di censire tutta la rete cosiddetta “minuta”, che non è quella minore, in cui ognuno dava il proprio contributo in termini di impegno per pulire e tenere in ordine la propria caditoia», evitando che si intasasse e creasse allagamenti. Prosegue: «Oggi ci sono segni che testimoniano il fatto che qualcosa sta cambiando, il “tempo di ritorno” di fenomeni di criticità ha modificato la frequenza: il Musestre, tanto per fare un esempio, è esondato sia il 29 maggio che il 29 luglio scorso, due volte in due mesi, un tempo un fenomeno simile era atteso ogni vent’anni. La stessa cosa vale per eventi estremi, per questo il contributo dei cittadini sia alla manutenzione della rete idrografica minore sia per il censimento di tombini e caditoie è importante, anche nel presidio del territorio».

Tra le collaborazioni stabilite dai contratti quella con Laura Pala, ingegnera sarda che ha messo a sistema la gestione dei pozzetti, organizzando una serie di comunità che si impegnano contribuendo alla loro gestione, così come dei fossi privati non consorziali, di tombini e della rete meteorica comunale e provinciale proprio perché le risorse saranno sempre meno.

«Purtroppo», dice con una nota di rammarico Pattaro, «dopo cinque anni di interventi già finanziati per 53 milioni di euro e 70 azioni in cui comunità, amministrazioni, consorzi di bonifica, ciascuno per la propria parte di competenza si mettevano insieme, la partita si è arenata e non è stato istituito un comitato di controllo e nessuno verifica se queste azioni vengono messe in atto o meno. Manca l’ultimo passaggio, per questo lanciamo un forte appello perché si concluda il processo avviato di democrazia partecipativa prima osannato e poi ostacolato dalla Regione».

«I Comuni fanno molto per mantenere puliti tombini e caditoie, quello di Venezia in particolare», spiega Fabrizio Zabeo, attivista dei Comitati allagati della terraferma, «ma il cittadino deve fare la sua parte: significa prendersi cura del proprio verde: foglie, siepi che ostruiscono passaggi, aghi di pino che possono intasare il deflusso delle acque. Mantenere questo genere di equilibrio è fondamentale soprattutto adesso. Non potremo avere sempre tutto dai Comuni, solo in città ci sono qualcosa come 22 mila caditoie, esiste un piano di intervento mirato al quale abbiamo collaborato che prevede la pulizia una o due volte all’anno a seconda delle criticità, ma solo il cittadino può fare la differenza. Fondamentali le asfaltature: non devono rompere l’equilibrio dell’altezza del livello stradale rispetto agli accessi». —

Marta Artico

BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia