Pentole di cocaina diciotto arrestati

VENEZIA. Nascosta nelle pentole a pressione affondate nell’acqua bassa della barena di Campalto e e legate alle bricole: arrivava anche così la cocaina in città, fino a 10 chili al mese per un valore al dettaglio compreso tra i 250 e i 300 mila euro. Con canali di distribuzione in centro storico, in terraferma, e soprattutto a Chioggia, con clienti anche a Rovigo e Ferrara. Un traffico di droga internazionale gestito, nelle posizioni di vertice, da soggetti vicini all’ex Mala del Brenta, in particolare Mariano Bonato, 56 anni, di Giavera del Montello e Massimo Dabalà, 54 anni, di Campalto, da tempo protagonista dello spaccio in città, bandito di lungo corso ed ex gestore della trattoria Oasi alle Vignole. Entrambi sono finiti in carcere.
A smantellare la rete di spaccio sono stati i carabinieri di Venezia che ieri mattina hanno arrestato sedici persone colpite da altrettante custodie cautelari firmate dal giudice Alberto Scaramuzza di cui otto in carcere e otto ai domiciliari, cui vanno aggiunte altre due persone arrestate nei mesi scorsi nell’ambito della stessa indagine, avviata nella primavera del 2013 dopo che i carabinieri del nucleo investigativo avevano raccolto alcune voci sull’arrivo di importanti partite di droga in città. Sotto sequestro anche case, barche, auto e conti correnti, beni riconducibili a Dabalà per un valore stimato di un milione di euro.
Le prime conferme ai sospetti dei militari del Nucleo investigativo del maggiore Carmelo Graci e del capitano Enrico Risottino sono arrivate a febbraio con l’arresto di Davide Vianello, 46enne ex presidente della Pro Loco del Cavallino, sorpreso al rientro dall’Ucraina con 9 chili e mezzo di cocaina pura. Era stato un viaggio sfortunatissimo per lui, che aveva rischiato di rimanere intrappolato a Kiev nei giorni della rivolta politica, e aveva pure rotto la macchina. Arresto al quale, nelle settimane successive era seguito quello di Stefano Padovan (libero dopo aver patteggiato), fermato a Favaro con 60 grammi di cocaina, era uno dei pesci più piccoli della rete. Secondo quanto emerso dalle indagini degli investigatori coordinate dai pm Valter Ignazzitto e Carlotta Franceschetti era proprio da Vianello che Dabalà si riforniva, alternandolo al vecchio amico Mariano Bonato, che gestiva il traffico di droga con l’aiuto della figlia Maria (24), finita ai domiciliari, coca che arrivava dal Sudamerica.
Ed era sempre Dabalà, assieme alla compagna Chiara Vaccher, 44 anni (ai domiciliari) che dalla sua casa di via Cimitero 55 a Campalto gestiva i rifornimenti per tutti gli altri. In prigione sono finiti Davide Luppino, 36 anni, della Giudecca, colui che con il barchino andava a raccogliere le pentole a pressione con la droga fatte affondare nella barena; Jurghen Michieli, 39 anni, di Burano, già nei guai sempre per droga e pesca abusiva di vongole; Leonardo Notarnicola, 38 anni, che copriva la zona del Cavallino; e ancora il marocchino Yousse Chahmi (28) e El Qualihaj Ilamed, trentenne, sudanese residente a Mira. Ai domiciliari invece, oltre alla figlia di Bonato e alla compagna di Dabalà, anche Susanna Nordera, 42 anni, compagna di Vianello, e i tre che per conto sempre di Dabalà gestivano lo smercio in città: Stefano Maria Polesello, 43 anni, di Dorsoduro, dipendente dell’Agenzia delle Entrate, Santo Ciccarelli (39), taxista abusivo residente a Castello, e Mauro Nube (52) di Campalto.
Ai domiciliari anche Ferruccio Nardo (45) che copriva il mercato di Chioggia e Claudio Capuzzo di Contarina (Rovigo) di 42 anni, che faceva arrivare la coca fino a Ferrara. Il blitz di ieri mattina ha impegnato oltre 200 carabinieri, con 50 automezzi, un elicottero e cani anti-droga, e ha visto anche il sequestro di una serie di beni intestati alla società Signe con sede al 2255 di Cannaregio e amministrata dal commercialista - indagato - Renzo Menegazzi, consigliere dell’ordine dei commercialisti di Venezia. Nella Signe, secondo i carabinieri, Dabalà aveva riunito i propri beni, tanto da pagare alla Signe l’affitto della casa nella quale viveva. Il sequestro riguarda oltre alla casa di via Cimitero, anche alcune imbarcazioni al cantiere nautico Marchi a Campalto, auto e conti correnti. Quaranta le perquisizioni.
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