Pd, una giornata di tensione e amarezza

MESTRE. Niente festeggiamenti alla federazione provinciale del Partito Democratico veneziano. Un pomeriggio di tensione davanti al caos delle proiezioni e dei dati che dalle 15 hanno invaso tv e siti internet. Il panorama nazionale intristisce gli animi, la tenuta della coalizione di centrodestra sorprende il Pd veneziano quasi quanto l’exploit di Grillo, anche se si pensava a percentuali di non oltre il 20 per cento. Lunghi silenzi, commenti cauti e comunque niente soddisfazione anche se il risultato nel Comune di Venezia fa gioire il capogruppo Claudio Borghello. A Venezia il Pd resta primo partito, seguito dal movimento 5 stelle e poi dal Pdl, distanziato. «È un gran casino. Il Senato appare tutt’altro che governabile. Siamo sopra come numeri complessivi ma questa pessima legge elettorale non consente di governare il paese. Faccio i miei complimenti, invece, al movimento 5 stelle che ha saputo vincere in Veneto, recuperando le incomprensioni e le polemiche interne», dice Felice Casson, candidato in corsa per il Senato e che ha preferito rimanere in centro storico per seguire l’andamento dello spoglio delle schede. «Hanno superato la Lega e hanno prosciugato la sinistra. Adesso, però», continua Casson, «il movimento deve spiegare che intende fare. Loro hanno di certo interpretato tutto il malessere di chi lavora e raccolto anche i delusi dalla Lega Nord, assorbendo le forze della sinistra». Possibile ora un dialogo tra il Pd di Bersani e il Movimento di Grillo? «A livello nazionale è certamente Grillo a non volerlo. Ma ora devono decidere». Michele Mognato, candidato alla Camera e segretario provinciale del partito, non nasconde la delusione. «Con questa legge elettorale anche se hai la maggioranza del paese non hai i numeri per governarlo. In provincia di Venezia abbiamo avuto una affluenza più alta della media nazionale. Siamo avanti di poco rispetto a Grillo in Provincia, alla Camera tanti giovani hanno scelto il 5 stelle. Analizzeremo il voto attentamente, Comune per Comune. Certo sapevamo che al Senato era difficile ma non pensavamo a risultati più complicati del 2006. E invece...». Mognato nel primo pomeriggio aveva criticato l’avanzata della coalizione di centrodestra: «Si premia chi ha distrutto il paese». Poi aggiunge: «Noi siamo stati responsabili, seri, non abbiamo fatto promesse inutili. Un atteggiamento che non paga, evidentemente». Al Senato il partito spera di portare almeno 5 candidati del collegio Veneto 2. Parla anche Andrea Martella, altro candidato. «Bisogna aspettare i dati definitivi per un commento serio, ora il panorama è ancora confuso. Il Senato mi pare destinato all’ingovernabilità. Certo, sapevamo che era difficile ma speravamo nel risultato pur consci dei rischi. Emerge ancora una volta, se non lo si era capito, l’effetto negativo di questa legge elettorale. Una legge che pare fatta per determinare l’ingovernabilità. La Lega Nord prende una mazzata ma con il Pdl la coalizione comunque tiene. Evidente invece l’exploit del movimento di Grillo, una novità che va tutta analizzata». In federazione ieri si sono visti anche il vicesindaco Sandro Simionato, gli assessori Carla Rey e Alessandro Maggioni, Giampietro Marchese e tanti altri. Nessun commento e sguardi tesi verso gli schermi tv nella speranza di vedere cambiare i risultati. Anna Maria Miraglia se ne va borbottando. «Col senno di poi, avevo ragione io a chiedere una svolta sostenendo la candidatura di Matteo Renzi. Ma non mi hanno ascoltato e si è visto come è andata».
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