Passaporti falsi, il tipografo confessa
VENEZIA. Il titolare veneziano della legatoria di San Polo accusato di aver falsificato una ventina di passaporti, alcuni dei quali utilizzati da esponenti della ’ndrangheta come Federico Corniglia, o della mafia, come uno dei fratelli Fidanzati, avrebbe ammesso le proprie responsabilità.
Il pm Paola Tonini ha già depositato gli atti dell’inchiesta, che si è conclusa, e nei prossimi giorni ne chiederà il rinvio a giudizio per falso in atto pubblico e in sigillo. Il 47enne Anselmo Polliero ha confessato di aver operato per conto di Corniglia, il trafficante internazionale di cocaina che ha messo nei guai anche un poliziotto di punta della Squadra mobile di Milano (Carmine Gallo è stato condannato il 2 febbraio scorso dal Tribunale di Milano a due anni e mezzo per favoreggiamento e rivelazione di segreto). Avrebbe rivelato, tra l’altro, agli investigatori del Ros, che era stato lo stesso Corniglia a fornirgli sia gli strumenti sia il materiale per falsificare i passaporti. In particolare, una pressa e i ritagli di «oro film» con impressa l’insegna della Repubblica Italiana. Senza questi ultimi i passaporti non avrebbero potuto passare inosservati.
Ma Polliero non è l’unico ad essere finito nei guai per falso: a Treviso ci sono sette indagati per aver falsificato le bolgette che Corniglia utilizzava per trasportare la cocaina in aereo da San Paolo del Brasile a Lugano, in Svizzera, dove poi è stato condannato. La bolgetta diplomatica è una valigia in pelle utilizzata per i trasporti dal ministero degli Esteri a Roma alle Rappresentanze diplomatiche e consolari all’estero, e viceversa. È caratterizzata esternamente da marchi, nella specie sigillo a piombo e ceralacca, attestanti il carattere ufficiale della spedizione in questione. Naturalmente non potrebbe contenere oggetti diversi da documenti, corrispondenza, oggetti destinati esclusivamente ad un uso ufficiale. La bolgetta diplomatica accompagnata da un incaricato con funzioni di corriere e munito dell’apposita lettera di accreditamento, è esente da controlli e proprio per questo Corniglia la usava per passare i controlli negli aeroporti. Stando alle accuse avrebbe così compiuto oltre cento viaggi, trasportando ogni volta più di cinque chili di cocaina. La droga, poi, veniva trasferita da Lugano a Milano, dove arrivavano i veneti ad acquistarla per poi spacciarla nelle province di Verona, Padova, Rovigo, Treviso e Venezia. Anche i trafficanti veneti sono già stati condannati.
Giorgio Cecchetti
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