Passa il concordato della Mantovani Via libera del giudice alla procedura

Il Tribunale di Padova ha ammesso ieri al concordato in continuità Mantovani spa, la società che fa capo alla famiglia Chiarotto ed è stata uno dei maggiori soci del Consorzio Venezia Nuova (costruttore del Mose e di altre opere in laguna), che poco più di un anno fa, il 15 novembre 2018, aveva fatto richiesta di accedere alla procedura presso lo stesso Tribunale.
Una buona notizia per la società, il cui piano concordatario è stato ritenuto, dopo un anno di approfondimenti e verifiche, abbastanza solido da giustificare l'ammissione all'istituto. Un elemento di speranza anche per i dipendenti rimasti dopo lo scoppio dello scandalo delle mazzette per il Mose e una serie di vicende che hanno portato Mantovani a restare con una trentina di lavoratori complessivi, dopo averne occupati oltre 400 durante la fase di lavori più consitenti del Mose e altri interventi. Il 9 dicembre prossimo infatti, oltre alle 8 figure presenti ad oggi in azienda, rientreranno in forze alla società anche i 20 dipendenti passati per il fallimento di Coge Mantovani. Ma il Tribunale di Padova ha stabilito anche la data della prima adunanza dei creditori, il 7 luglio 2020, a cui saranno presenti gli oltre 100 rappresentanti di altrettante società che vantano crediti stimati in circa 180 milioni di euro. Una cifra enorme a cui si aggiungerà quanto vantato dai dipendenti in rientro. Anche in questo caso una stima di massima permette di valutare in oltre 1 milione di euro le spettanze inevase. E se da parte di Mantovani non trapela alcun commento su di un passaggio comunque strategico di una delle vicende societarie più drammatiche del panorama edile degli ultimi 10 anni, i rappresentanti dei lavoratori salutano la notizia dell'ammissione al concordato in continuità con prudente soddisfazione. «Una buona notizia» ha detto Dario Verdicchio della Fillea-Cgil di Padova «che va di pari passo con quella del ritorno in forza alla società dei 20 lavoratori superstiti dell'avventura Coge Mantovani.
Dopo essere rimasti per oltre un anno appesi ad un filo per responsabilità di un management che ha dato ampia prova della propria inconsistenza, questi lavoratori tornano in capo ad un'azienda che sta percorrendo la via di un concordato in continuità. Una strada che qualche spiraglio ad una eventuale ripresa del lavoro. Questo si aggiunge alla certezza di potere recuperare le spettanze mai ottenute in un anno di impegno costante per il rilancio di un ramo d'azienda il cui progetto industriale rimane per noi un mistero da approfondire».
E tuttavia è sempre il sindacato a esprimere qualche perplessità sulle commesse di cui Coge ad oggi è titolare in Italia. «Di fatto i cantieri attivi di Mantovani» spiega Verdicchio «altri non sono che quelli ceduti nell'agosto del 2018 a Coge: i service del Centro Protonico dell'Ospedale di Trento e dell'Ospedale Sant'Angelo di Mestre.
Mentre dell'importante cantiere del terminal traghetti di Fusina, a suo tempo ceduto in subappalto da Coge alla società “Ing Ferruccio Ferrari” di Venezia, non abbiamo notizie in seguito ad una serie di procedure giudiziarie, tra cui il fallimento di Coge, e il concordato di Mantovani, che lasciano ad oggi nell'incertezza il futuro di quel cantiere». —
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia