Palude Venezia, udienza preliminare fissata per l’11 dicembre 2025
L’ufficio del tribunale ha deciso la data in cui inizierà il procedimento al termine del quale il giudice deciderà quali dei 34 imputati, tra cui il sindaco Brugnaro e il magnate mister Ching, dovranno essere processati

Inchiesta Palude Venezia, fissata la data dell’udienza preliminare: inizierà l’11 dicembre 2025.
Questa la data dell’udienza preliminare chiamata a decidere quali tra i 34 imputati dell’inchiesta Palude – a partire dal sindaco Luigi Brugnaro e dal magnate mister Ching - dovranno o meno essere sottoposti a processo per l’accusa di concorso in corruzione che muove loro la Procura di Venezia.
L’ufficio per le udienze preliminari ha fissato una data nel calendario, ma non ha ancora indicato il nome del giudice che si occuperà del procedimento sulla mancata compravendita dell’area dei Pili e sulle decine di corruzioni e turbative d’asta che sono contestate, invece, all’ex assessore Boraso e a una decina di imprenditori. Soldi in cambio di informazioni e agevolazioni su appalti, attribuzioni di lavori pubblici, concessioni urbanistiche.
Si allungano quindi di molto i tempi del procedimento. Porta infatti la data di dicembre 2024 la chiusura dell’inchiesta da parte dei pubblici ministeri Roberto Terzo e Federica Baccaglini, dopo due anni di indagini della Guardia di Finanza sui tre principali filoni: i tentativi (per la Procura con rilevanza penale, per la difesa semplici affari tra privati) contestati al sindaco Brugnaro e al suo entourage (il capo di gabinetto e ora direttore generale Morris Ceron e il vice capo di gabinetto Derek Donadini) di vendere l’area inquinata di 43 ettari dei Pili (di proprietà di una società di Luigi Brugnaro, ora in blind trust) al magnate cinese dell’immobiliare Ching, assicurandogli (è sempre l’accusa) una via preferenziale sul cambio di destinazione d’uso e l’aumento dell’edificabilità, in caso di accordo di vendita 150 milioni dell’area.
C’è poi il filone sulla vendita, sempre al magnate cinese, di palazzo Poerio, che secondo la Procura sarebbe avvenuta con un prezzo di favore, scendendo dai 14 milioni della stima negli atti del Comune ai 10,8 pagati dalla immobiliarista: operazione che (secondo i pm) sarebbe stata agevolata da una tangente di 73.000 euro pagata all’ex assessore alla gestione del patrimonio Renato Boraso dal braccio destro di Ching in Italia, Luis Lotti, e dall’imprenditore Claudio Vanin (oggi nella doppia veste di indagato e principale teste d’accusa).
Infine, la lunga lista di corruzioni e turbative d’asta che la Procura contesta all’ex assessore alla mobilità Renato Boraso, che si sarebbe dato un gran daffare pressando sugli uffici pubblici, anche non di sua stretta competenza, per ottenere informazioni privilegiate, cambi di bandi d’asta, assegnazioni di lavori a imprenditori compiacenti. Indagati, in quest’ambito, anche dirigenti comunali e vertici di società pubbliche, come Avm e casinò di Venezia.
Si tratta, lo ripetiamo, delle accuse della Procura, già respinte più volte dalle difese e sulle quali dovranno semmai in futuro esprimersi i giudici. Le sentenze di colpevolezza o assoluzione sono ancora lontane.
Anche l’11 dicembre è una data molto lontana, tanto più che per sapere quale giudice se ne occuperà, bisognerà attendere l’arrivo di due nuovi magistrati in autunno all’ufficio per le indagini preliminari, attualmente sotto organico.
Nel frattempo resta la data dell’11 luglio, quando la giudice per l’udienza preliminare Carlotta Franceschetti sarà chiamata a decidere sui patteggiamenti per 12 capi di corruzione per i quali l’avvocato Pauro (legale di Boraso), ha concordato con la procura per il suo assistito, una pena di tre anni e 10 mesi di reclusione e circa 300.000 euro da restituire; sempre di tre anni e 10 mesi di reclusione la pena concordata dagli avvocati Mandro e Sacco per l’imprenditore Daniele Brichese; e due anni e nove mesi per l’imprenditore Ormenese difeso dagli avvocati De Luca e Zancani
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