Palio, il galeone di Venezia secondo per sei centimetri

INVIATO AD AMALFI. Sei centimetri. Un’inezia, invisibile se non al fotofinish. Il galeone veneziano perde all’ultimo secondo una regata dominata per quasi duemila metri. Superato da Amalfi sulla linea del traguardo fra il tripudio di migliaia di persone assiepate sulla riva che sventolano le bandierine azzurre e bianche. Venezia si porta a casa un secondo posto che vale oro, e soprattutto chiude un ciclo negativo durato tre anni.
Spettacolo e grande agonismo alla 57esima edizione del Palio delle Antiche Repubbliche marinare, disputata ieri sulle acque del Tirreno. E vittoria sfiorata per un soffio dall’armo veneziano, felice lo stesso all’arrivo. «Gara meravigliosa, tre equipaggi allo stesso livello, pochi millimetri di differenza uno dall’altro», commenta appena sceso dalla barca il direttore tecnico Stefano Zabotto, «meglio di così… Purtroppo ci è andata male. Pazienza, ci riproviamo». Scendono dalla barca gli atleti neroverdi delusi ma non abbattuti: , commenta Govanni Lunardi, veterano dell’equipaggio veneziano. «Più di così non potevamo», gli fa eco Jean Smerghetto, «abbiamo dato tutto».
Un peccato, perché vista com’era andata, in tanti erano pronti a scommettere sulla vittoria dell’otto lagunare. Superato solo negli ultimi metri dalla potente rimonta di Amalfi, gli azzurri di casa dati per favoriti. «Al remoergometro andavano tutti più forti di noi», commenta Jacopo Colombi.
Si parte alle 18.30 con i quattro galeoni allineati davanti all’arco naturale di Vettica. Venezia estrae la corsia 4, al largo. Buona anche se per via delle onde non quanto le corsie centrali estratte da Amalfi e Pisa. Genova, in acqua uno, parte svantaggiata. Il galeone veneziano va subito in testa. 42 colpi al minuto, ritmo impressionante e assetto quasi perfetto, garantito dal timoniere Mattia Costantini. Il pubblico di casa comincia a preoccuparsi: ai mille metri, metà percorso, Amalfi è soltanto terza, dietro agli scatenati veneziani e ai rossi di Pisa.
Il recupero degli azzurri guidati dall’esperto Vincenzo Di Palma comincia negli ultimi cinquecento metri. Si fa visibile solo all’ultima dighetta, quando esplode il boato della folla. Qualche minuto di suspence, poi il verdetto ufficiale dei giudici dopo aver visionato il fotofinish: vittoria ad Amalfi. È il decimo successo, e gli amalfitani nell’albo d’oro sono dietro a Venezia (30) e precedono Pisa e Genova (8). Gara spettacolare e corretta, campo di gara con le boe ingrandite all’ultimo momento perché il sistema radio per guidare i timonieri - ed evitare incidenti come quello del 2011 a Venezia, con la squalifica dei tre equipaggi - non funziona. Finale con tre barche sulla stessa linea, e pubblico amalfitano in festa per il successo degli atleti di casa.
Prima della sfida remiera, il corteo storico. Trecento figuranti delle quattro ex Repubbliche marinare hanno percorso a piedi la strada sul mare da Atrani ad Amalfi, per poi salire sulla sclainata del duomo di Sant’Andrea.
Festa e allegria e un pubblico che ha festeggiato per quasi un’ora, con tanto di fuochi d’artificio, il successo degli atleti di casa. Appuntamento a Pisa per il 2013.
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