Palazzi abbandonati a Venezia, sanzioni per i proprietari

Con il nuovo regolamento di polizia urbana il Comune potrà imporre interventi anti-intrusione o comunque necessari contro il rischio igienico sanitario
Palazzo Nani, sul rio di Cannaregio, con i lucchetti alle porte
Palazzo Nani, sul rio di Cannaregio, con i lucchetti alle porte

VENEZIA. In una città affamata di case per i suoi residenti e dove l’emergenza sfratti è tornata a farsi drammaticamente pesante, ci sono edifici abbandonati da anni all’incuria, abitati da piccioni, gabbiani, talvolta qualche persona senza dimora, come una palazzina terra-cielo sul rio di San Zan Degolà, a San Giacomo da l’Orio: l’esterno ancora in buono stato dopo il restauro anni Novanta, ma disabitato da anni, con finestre sventrate, senza più alcuna protezione, aperte su stanze piene di guano e rifiuti.

Un intero palazzo nei pressi di Barbaria de le Tole, gli infissi cadenti e la porta d’acqua aperta. L’ultimo piano di un palazzo a San Lio, con i gabbiani unici inquilini della terrazza. O ancora Palazzo Giovannelli, nel cuore di Strada Nuova, chiuso da anni:negozi al piano terra e ingresso fatiscente di lamiere divelte. Oppure ancora - per altri versi - il palazzo su campo San Polo, nascosto dalle impalcature da tempo immemore.

Solo alcuni casi di passaggio, ma nell’esperienza di ogni veneziano c’è almeno un appartamento, se non un intero edificio, in queste condizioni: perché in vendita a prezzi impossibili, perché gli eredi non si accordano sul da farsi, per mancanza di soldi per i restauri. O per apatia. Persino il primo edificio venduto dal Comune nel 2006 - palazzo Nani lungo il rio di Cannaregio - è ancora disabitato, il portone semi socchiuso. Nel Regolamento di polizia e sicurezza urbana approvato dalla giunta e in discussione in commissione - quello che ha fatto parlare di sé per l’introduzione del Daspo urbano - si guarda anche ai casi di abbandono d’immobili, in ottica di sicurezza e decoro.

L’articolo “Sicurezza anti-intrusione di aree ed edifici” prevede che «i proprietari di aree ed edifici che presentino profili di rischio per la sicurezza urbana», perché luogo di ritrovo di sbandati, «hanno l’obbligo, qualora invitati formalmente dall’autorità comunale, di provvedere alla messa in sicurezza sotto il profilo dell’anti-intrusione. In caso di rischio igienico-sanitario (...) il sindaco può disporre l’esecuzione coattiva dei lavori di messa in sicurezza, a carico del proprietario». —




 

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