Pacciani vittima di errore giudiziario. Per questo esponiamo i suoi disegni

VENEZIA. Qualcuno avrebbe voluto che il suo nome rimanesse inchiodato nel passato e con lui la serie di otto duplici omicidi passati alla storia come i delitti del Mostro di Firenze. Troppo dolore da rivivere. Troppo sangue da ricordare. Troppa angoscia da affrontare.
Eppure l’arte riporta a galla il caso di Pietro Pacciani, condannato all’ergastolo in primo grado, assolto in appello e morto mentre attendeva di essere giudicato definitivamente. La Cassazione aveva infatti annullato il processo in appello dicendo che si sarebbe dovuto rifare, ma con la morte di Pacciani il caso del Mostro di Firenze venne relegato all’oblio, almeno fino a ora. Il 20 settembre inaugurerà infatti nella galleria Venice Faktory la mostra su alcuni disegni e scritti di Pietro Pacciani, a cura dell’artista veneziana Federica Palmarin e dell’investigatore privato Davide Cannella.
Si tratta del materiale che il contadino, accusato di sette degli otto duplici omicidi, donò a Cannella, autore del libro sul caso Winchester Calibro 22, chiedendogli un giorno di venderli e di dare il ricavato a un istituto religioso che si occupasse di bambini. La storia di Cannella s’incrocia con quella di Palmarin, da sempre interessata al rapporto tra arte e criminologia, e sfocia nella mostra che ha già scatenato polemiche. I due però difendono la scelta di chi li accusa di fare un danno alle vittime.
«Se avessi anche solo per un istante pensato che Pacciani fosse stato l’autore degli omicidi non lo avrei mai fatto – risponde Cannella – . Per me anche Pacciani è vittima di un errore giudiziario e spero che venga riaperto quel famoso processo che non fu mai fatto. Mi sono sempre stata interessata al rapporto tra arte e criminologia, come dimostrano anche gli scatti fotografici che ho fatto in molte carceri – spiega Palmarin, fondatrice di Venice Faktory, galleria nota per esporre opere provocatorie – Fin dall’infanzia sono sempre stata colpita dalla vicenda di Pacciani, così alla fine sono andata a Lucca per incontrare Cannella».
I due si fidano l’uno dell’altro. Palmarin sostiene che non ci sia nessun oltraggio alle vittime, sia perché il caso Pacciani non ha ancora delle risposte, sia perché arte ed etica spesso s’incrociano: «L’etica spesso si accompagna alle vicende dell’arte – spiega Palamrin –. Penso a quando Caravaggio dipinse alcuni soggetti sacri e si ripropose il problema etico perché cambiò i codici della rappresentazione oltraggiandola».
La scelta è anche spiegata rifacendosi alla critica d’arte Paola Fiorido che dice che questi disegni hanno una certa importanza perchè: «appartengono a un filone di arte che si sviluppa nelle carceri – prosegue Palmarin – e che ha origine anche dal linguaggio dei tatuaggi». All’epoca i disegni vennero fatti analizzare dallo psichiatra Vittorino Andreoli che vi trovò dei segni di feroce violenza. Sulla donazione all’ospedale Mayer che si dice estraneo alla vicenda chiarisce Cannella: «Non ricordo quale istituto mi aveva indicato Pacciani – spiega – Avevo pensato al Mayer perché cura i bambini, ma era un’ipotesi. Se non vogliono il ricavato cambieremo». —
V.M.
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