Ormeggi abusivi. Ordine di sgombero per i rimorchiatori Panfido sul canale Brentella

PORTO MARGHERA. L’Autorità di Sistema Portuale di Venezia ha dato venti giorni di tempo alla società Rimorchiatori Panfido Riuniti per predisporre un piano di sgombero dal canale demaniale Brentella, dei suoi rimorchiatori, del pontone galleggiante Ca’ Brentella che ospita gli uffici e il bacino di manutenzione dei mezzi.
L’ordine sarebbe la conseguenza di un’inchiesta della magistratura, ancora in corso e coperta dal segreto istruttorio, che ipotizza vari reati a carico della Panfido Rimorchiatori, tra i quali anche quello di abusivismo che riguarderebbe il pontone galleggiante in quanto da considerare come edificio in area Demaniale privo della necessaria autorizzazione.
Un’accusa, contro la quale il presidente della società, Davide Calderan, figlio del defunto Giovanni Calderan, l’italo-venezuelano che nel 1994 ha rilevato e rilanciato la Panfido, ha presentato subito ricorso al Tar del Veneto, con richiesta di sospensiva dell’ordine di sgombero che è arrivato come un fulmine a ciel sereno e ha messo subito in apprensione, oltre alla proprietà, anche i suoi circa 80 dipendenti.
Al presidente della Panfido Rimorchiatori Riuniti, Davide Calderan, l’ordine di sgombero è arrivato il 21 gennaio scorso. «Quanto sta succedendo è allucinante» ha detto, «noi abbiamo rilevato una società che già aveva la sua base operativa sul canale Brentella di Porto Marghera e per quanto riguarda il pontone lo abbiano allestito nel 2009, dopo aver chiesto e ottenuto tutte le autorizzazioni necessarie. L’anno corso abbiamo avuto la visita delle forze dell’ordine e perfino dei sommozzatori, ma mai avremmo immaginato di arrivare a questo punto. Non capiamo quale sia la nostra mancanza e ancor di più l’ordine di sgombero senza alternative».
La Panfido dovrà comunque assicurare il servizio di rimorchio delle navi, adattandosi a ormeggiare i mezzi negli spazi liberi che di volta in volta si libereranno nei terminal container, in Marittima o al Molo dei Sali, mentre il cantiere di manutenzione dovrà spostarlo n un’area non Demaniale.
Di conseguenza la società ha annunciato ai sindacati la chiusura del cantiere di manutenzione, riduzione dei rimorchiatori (dai 21 in dotazione oggi a 13) e dei loro equipaggi, la riduzione efficienza sul servizio del rimorchio portuale, pesantissima riduzione dell’occupazione. Immediato l’allarme dei sindacati di categoria Fit-Cisl, Filt-Cgil e Uilt–Uil veneziane che hanno avviato la “Procedura di raffreddamento” con la richiesta di un urgente incontro in Prefettura con la presenza del commissario dell’Autorità Portuale e la Direzione Marittima, ribadendo la loro totale contrarietà a qualsiasi ipotesi di esubero del personale.
Il commissario dell’Autorità di Sistema Portuale, Cinzia Zincone, ha dichiarato che la procedura di sgombero è stata «avviata in seguito a verifiche e analisi svolte nel febbraio 2020 e mira a ripristinare i beni demaniali coinvolti, in ossequio alle leggi vigenti».
«Siamo tuttavia consapevoli della complessità delle operazioni necessarie, della centralità del servizio di rimorchio e della necessità di preservare la piena operatività del Porto» ha aggiunto il commissario straordinario «In questo senso stiamo attivamente collaborando con tutti i soggetti coinvolti al fine di individuare la soluzione più adeguata per raggiungere entrambi gli obbiettivi: la tutela e valorizzazione dei beni demaniali da un lato e la continua operatività portuale dall’altro lato, garantendo sempre la sicurezza della navigazione». —
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