Operai senza stipendio, bloccato in Belgio

MESTRE. E’ uno dei cantieri più importanti oggi in Belgio. Il 19 marzo del 2015, per la posa della prima pietra, arrivò anche il primo ministro Charles Michel. Da giorni però il cantiere per la costruzione del centro commerciale Rive Gauche di Charleroi è diventato un caso al centro delle polemiche e dell’attenzione dei media belgi per la protesta di un gruppo di una cinquantina di operai, egiziani, albanesi, rumeni e kosovari, alcuni dei quali saliti su una gru con l’obiettivo di bloccare i lavori, perché da mesi senza stipendio per un ammontare compreso tra i 400 e i 500 mila euro. È il motivo per cui lo jesolano Marino Giannetti, responsabile tecnico della Bison e ritenuto il coordinatore dei capi-cantiere del centro commerciale di Charleroi per conto del Consorzio italiano Edile sarebbe stato incriminato - scrive la stampa belga - per mancato rispetto della legge sul lavoro. Giannetti è stato fermato lunedì sera a Charleroi e, dopo essere stato ascoltato a lungo dagli investigatori, è stato lasciato libero ma con alcune condizioni che i media belgi definiscono «estremamente restrittive». «Ha dato la sua disponibilità a rimanere per cercare di risolvere quanto prima la situazione», spiega l’avvocato Riccardo Mazzon di San Donà.
Le società e gli appalti. Il progetto del centro commerciale Rive Gauche, aperto nella città a sud di Bruxelles, è promosso dalla società committente Saint-Lambert Promotion mentre l’impresa vincitrice degli appalti è la Valens, che a sua volta ha sub-appaltato al consorzio italiano Edile, il cui nucleo è composto dal consorzio edile Cm per il quale ha agito come procuratore il gruppo Bison. Per mesi i lavoro sono proseguiti senza intoppi fino a quando, lo scorso 14 aprile, alcuni lavoratori, con il sostegno del federazione sindacale belga (la Fgtb) sono saliti su una gru del cantiere per protestare contro il mancato pagamento del salario, per somme comprese tra i 10 e i 20 mila euro per operaio edile. Somme che gli operai ritengono - secondo la ricostruzione del media belgi - debbano essere versati dalla cooperativa edile Cm. La protesta ha attirato l’attenzione dell’ auditeur du travail, una sorta di Ispettorato del lavoro ma con maggiori poteri e competenze sia civili che penali. Le indagini hanno portato all’arresto, la scorsa settimana, di un capo cantiere kosovaro, con l’accusa di tratta di essere umani - perché secondo le indagini degli investigatori al lavoro c’erano anche egiziani rifugiati - e mancato rispetto delle norme sulla sicurezza del lavoro.
Il caso dello jesolano. Marino Giannetti è genero di Aldo Bison, a capo dell’omonimo gruppo che va a caccia di affari per il consorzio e, secondo quanto informa l’avvocato Mazzon, può essere considerato come una sorta di responsabile dei diversi capi-cantiere del nuovo centro commerciale. In questa veste lunedì sera è stato fermato dagli investigatori a Charleroi, e a lungo ascoltato dal giudice istruttore Paul Dhaeyer che lo ha incriminato - secondo quanto sostiene la stampa belga - degli stessi reati di cui è ritenuto colpevole l’imprenditore kosovaro, anche se l’avvocato Mazzon, a fronte delle notizie frammentarie che arrivano dal Belgio, smentisce che tra le accuse ci sia la tratta di essere umani. Il dato certo è che dopo l’interrogatorio Giannetti è stato lasciato libero, dopo aver accettato di non allontanarsi dal Belgio. Nel frattempo la società appaltatrice Saint-Lambert, in una nota diffusa l’altro giorno, ha fatto sapere di essere pronta a costituirsi parte civile, rendendo pubblico uno schema dell’appalto evidenziando come le responsabilità nei confronti degli operai siano esclusivamente attribuibili al consorzio Edile.
L’avvocato. «La situazione è confusa e ancora frammentaria perché il sistema giudiziario belga è complicato», dice l’avvocato Mazzon, «e molto più restrittivo per ciò che riguarda le norme sul lavoro. Se un episodio simile fosse accaduto in Italia non sarebbe successo nulla di tutto questo. Quel che posso dire», aggiunge l’avvocato del gruppo Bison, «è che l’ingegnere ha dato la disponibilità a fermarsi in Belgio per cercare di risolvere quanto prima la situazione, per la quale mi risulta sia già fatti dei passi in avanti».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia