Onde e degrado, Venezia si sgretola

Masegni spezzati e rive che crollano in Bacino San Marco e alle Fondamente Nuove. La denuncia dei comitati
La riva della Pietà
La riva della Pietà

VENEZIA. La città si sgretola. Le rive vanno in pezzi, i masegni crollano sotto i colpi delle onde e di un traffico senza controllo. Un dramma che mette a rischio la tenuta della città antica, costruita non certo per far fronte al moto ondoso di oggi e al passaggio di migliaia di imbarcazioni. Situazione resa evidente dalle basse maree eccezionali di questi giorni. Che mettono in mostra una città ferita, un mondo sconosciuto. Che avrebbe bisogno di manutenzione continua. E di nuove regole per allentare la pressione.

Luciano Mazzolin, portavoce dell’associazione Ambiente Venezia, ha documentato la situazione di sofferenza di rive e fondamente, i crolli, le pietre spostate che nessuno sistema. «Un disastro», dice, «questi sono gli effetti del traffico e del passaggio in bacino San Marco di navi da 90 mila tonnellate. Non soltanto le onde ma l’erosione subacquea, la pressione contro le rive che le mette in pericolo». «Occorre fare qualcosa, presto», denuncia Marco Zanon, gondoliere, che tra i primi aveva denunciato qualche anno fa l’invasione delle grandi navi e i danni conseguenti, «è anche un pericolo per la sicurezza di chi va in barca».

Riva alle Zattere
Riva alle Zattere

Grandi navi, ma anche motoscafi a grande velocità, barche di ogni tipo, Gran Turismo che trasportano i visitatori dal litorale, da Chioggia e dal Tronchetto. E poi i mezzi Actv, che spostano a pieno carico grandi quantità d’acqua e ai pontili mantengono la marcia avanti, nonostante le richieste dei gondolieri. Le basse maree di dicembre mostrano lo sfregio in tutta la sua gravità. In Bacino San Marco, che d’estate somiglia a una tangenziale, sono crollati i masegni, e anche le pietre d’Istria delle rive. Dopo aver resistito secoli si sbriciolano sotto i colpi del moto ondoso. Alle Fondamente Nuove centinaia di taxi diretti all’aeroporto e a San Marco viaggiano a velocità ben superiori ai limiti. Anche la riva di San Giorgio, da dove si gode un panorama unico al mondo con San Marco e le colonne di Marco e Todaro sullo sfondo perde i pezzi.

Non è più soltanto il cedimento di un pezzo di riva. Ma come ad esempio alle Zattere e alla Giudecca, la corrente e il passaggio delle grandi imbarcazioni ha prodotto un’erosione subacquea. I materiali che tenevano insieme pietre e mattoni si sono sgretolati, l’acqua si infiltra e riemerge a metà riva. Mostrano già i segni del tempo lavori conclusi da pochi anni a cura del Consorzio Venezia Nuova, con grande uso di cemento e dispendio di fondi . Le rive vanno in pezzi. E a quattro anni e mezzo dal decreto Clini-Passera ancora nulla si è deciso sulle alternative al passaggio delle grandi navi. Che fare? I comitati chiedono provvedimenti urgenti. Controlli e limitazioni del traffico. Occorre decidere in fretta. Fra pochi mesi la stagione ricomincia. E la grande autostrada riapre.

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