Omicidio di Lucia Manca il funerale dopo 16 mesi

«La causa della morte di Lucia Manca risulta allo stato indeterminata», pur non potendo escludere una «morte di natura traumatica»: di certo, comunque, la donna non è giunta da sola sotto il cavalcavia di Cogollo del Cengio dove i suoi resti sono stati ritrovati tre mesi dopo la scomparsa, in quanto «le modalità di deposizione del corpo e la tipologia di materiale botanico posto al di sopra dei resti umani dimostrano l’intervento di terzi nel posizionamento e nella copertura del cadavere con rami, prima della sua decomposizione». Così si conclude la perizia medico legale sottoscritta da Cristina Cattaneo, Valentina Meneghini e Danilo De Angelis incaricati dal giudice Michele Medici di cercare di dare un «perché» alla morte della bancaria: ieri l’incidente probatorio, presenti tutte le parti.
Risposta che, però, non è arrivata: i pochi resti ossei della donna hanno permesso di confermarne l’identità, ma non di stabilire con certezza come sia morta. Al contempo, i periti non escludono un omicidio per soffocamento o avvelenalemento: «L’assenza di lesioni scheletriche non consente in alcun modo di escludere l’intervento di una forma di lesività di natura traumatica, perché le morti di natura traumatica spesso avvengono anche in assenza di fratture ossee», né «l’assenza di sostanze tossiche nei tessuti non consente di escludere con certezza che sia intervenuta nel decesso una lesività di tipo chimico-tossicologico».
La pm Francesca Crupi, intanto, si prepara a chiedere il rinvio a giudizio di Renzo Dekleva per omicidio volontario del coniuge, aggravato dai futili motivi, e soppressione di cadavere. Oggi, la pm depositerà gli atti, dichiarando chiusa l’indagine.
L’accusa contesta all’imputato le pesanti prove indiziarie raccolte dai carabinieri: la saliva di Lucia nel bagagliaio dell'auto di Dekleva, che lui avrebbe utilizzato per trasportare il corpo da Marcon a Cogollo del Cengio la sera in cui l'avrebbe uccisa, il 6 luglio 2011. Una compressione del corpo compatibile - secondo i periti - con la frattura vertebrale riscontrata nel corso dell’ultima autopsia. Poi, c'è il telefonino di Dekleva, che ha attivato la cellula di Rubano transitando sull'autostrada Venezia-Vicenza quella notte. E la sua impronta sul biglietto dell'autostrada. Gli avvocati della difesa Someda e De Danieli avranno 20 giorni per chiedere un interrogatorio o depositare memorie, poi il pm chiederà l’udienza di rinvio a giudizio. Una corsa contro il tempo dell’accusa, per evitare che Dekleva - il 31 gennaio - esca dopo un anno di custodia cautelare.
E oggi la Procura notificherà alla famiglia Manca l’atteso nullaosta ai funerali della donna, a sedici mesi dall’omicidio. Ieri, la famiglia si è costituita come parte lesa con l’avvocata milanese Gabriela Giunzioni e il legale veneziano Antonio Bondi: «La famiglia è distrutta da questa vicenda e per il momento fa un passo alla volta e aspetta fiduciosa di poter almeno rendere omaggio alla salma», dice l’avvocato Giunzioni.
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