Omicidio a Spinea: marito uccide la moglie a coltellate
Dopo aver finito la moglie a coltellate sarebbe rimasto con lei e il figlio di pochi anni avuto dalla coppia, fino alle 5. Poi, all'alba, avrebbe composto il numero delle forze dell'ordine

Dramma a Spinea dove stamattina, 23 settembre, alle prime luci dell’alba, un uomo, Alexandru Dimitrova, ha ucciso la moglie, Lilia Patranel, a coltellate.
La tragedia ha coinvolto la famiglia, di origini moldavo-romene, e si è consumata in un’abitazione in via Mantegna, al civico numero 4.
Ignote al momento le cause di quello che sembra essere a tutti gli effetti l’ennesimo femminicidio.
Sul posto sono già arrivati da questa mattina i carabinieri per i primi rilievi del caso all’interno della casa. Il responsabile sarebbe già stato fermato dalle forze dell’ordine.
Alexandru Dimitrova, l'uomo classe 1987, che attorno a mezzanotte di giovedi avrebbe ucciso a coltellate la moglie Lilia Patranel, classe 1981 dopo una lite, è su una camionetta dei carabinieri diretto a Venezia, dove per lui si apriranno le porte del carcere di Santa Maria Maggiore.
Sembra che durante l'interrogatorio dei carabinieri in caserma a Mestre, non abbia parlato.
LA RICOSTRUZIONE
Dopo aver finito la moglie a coltellate, sempre da una prima sommaria ricostruzione dei fatti che stanno emergendo, sarebbe rimasto con lei e il figlio di pochi anni avuto dalla coppia, fino alle 5.
Poi venerdì mattina all'alba avrebbe composto il numero delle forze dell'ordine che pochi minuti dopo le cinque erano già in via Mantegna. Teatro del femminicidio un appartamento al primo piano della via, dove risiedono altre coppie straniere ma anche diversi italiani.
I VICINI
«Una coppia come le altre, una famiglia che vedevamo spesso giocare sotto casa» raccontano i vicini. Ma chi li conosceva meglio, sostiene invece di aver raccolto le lacrime della mamma moldava con passaporto romeno e due figlie da un precedente matrimonio in più di un'occasione: «Alzava le mani» racconta una connazionale «e lei non sapeva cosa fare».
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia