«Oltre la Biennale» Gli artisti veneziani chiedono strada

Una mostra polemica a San Maurizio. Franco Avicolli: «Diamo voce alle realtà ignorate dalle istituzioni culturali»



Non solo Biennale. Gli artisti veneziani chiedono spazi. E non sempre li trovano, in una città votata all’arte dove le occasioni certo non mancano. Pittori veneziani dell’Ottocento dimenticati, artisti contemporanei che non vengono valorizzati. Istanze che non arrivano alle inaugurazioni delle Mostre d’Arte. A raccoglierle adesso ci prova Franco Avicolli, professore e organizzatore di eventi. Ha allestito uno spazio pubblico in campo San Maurizio che si chiama Micromega Arte Cultura (Mac). Adesso ha aperto una mostra che non è solo una rassegna. Si chiama «Oltre la Biennale, testo e linguaggio». Mostra collettiva in cui espongono artisti di grande qualità, dimenticati dalle istituzioni veneziane. Come Vincenzo Eulisse, che alla Biennale, Francesco Pastega che che compone opere ispirate alle barche, Maurizio Bucca, artista dei materiali riciclati. E altri come Andreina Battel, Bruno Blenner, Roberto Cannata, Sissi Di Martino, Bruno Grossi, Florian Grott, Antonio Giancaterino, Jerka, Silvestro Lodi, Serena Nono, Patrizia Pegoraro, Jei Romanelli, Carlo Tessarolo, Andrea Pagnacco. «Abbiamo voluto creare un’occasione di visibilità», dice Avicolli, «e lanciare un messaggio alla Biennale. Che a volte toglie visibilità alla vita artistica veneziana. Questo provoca un processo di espropriazione: la scomparsa delle gallerie d’arte e delle attività artigianali collaterali e dei luoghi dove la pittura, la scultura e le arti realizzavano una funzione associativa e di scambio di idee».

Un fenomeno denunciato qualche giorno fa sulla Nuova anche dal regista Gianni De Luigi. «Hanno tolto da Ca’ Pesaro un quadro di Mario De Luigi, mio padre e famoso artista veneziano del Novecento», dice. Mancanza di spazi che costringe il grande Gianni Aricò a lavorare in un piccolo studio a Santo Stefano, senza la possibilità di esporre i suoi capolavori che vorrebbe lasciare alla città. O gli studenti dell’Accademia, come denuncia Eulisse, a non trovare spazi per esprimersi. «Di tutto questo», dice Avicolli, «vorremmo che la città parlasse». —

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