Officine Mtm in crisi, scatta lo sciopero

SPINEA. Agitazione alle Officine Mtm: scattato lo sciopero nella storica azienda di via Palladio, al Graspo de Ua, che produce macchinari per tubi. Ieri in 48 hanno incrociato le braccia per protestare contro quella che ritengono essere la lenta ma inesorabile chiusura dello stabilimento.
La protesta è esplosa in mattinata dopo un’assemblea tra i lavoratori con i delegati della Fim-Cisl di Venezia. Al termine di un acceso confronto le maestranze hanno deciso di costituire un presidio permanente in fabbrica.
«Abbiamo constatato, giorno dopo giorno, un progressivo peggioramento nella gestione dell’azienda», spiega Alberto Gomiero della Fim-Cisl, «riduzione del portafoglio ordini, mancanza di liquidità, ricorso alla cassa integrazione: eppure l’azienda ha grandi potenzialità da spendere».
Le Officine Mtm hanno avviato l’attività nel 1976, specializzandosi nel mercato degli impianti per la produzione di tubi, fino a diventare una delle aziende leader del settore, grazie a investimenti in tecnologia e professionalità dei lavoratori.
Fattori che hanno permesso all’azienda di attraversare indenne anche la crisi degli ultimi anni. Adesso però c’è aria di ridimensionamento.
Nel 2007 l’azienda è entrata a far parte della Atomat Holding: il primo proprietario, Arnaldo Manfreo, pur da socio di minoranza, è rimasto a capo dei due settori strategici: la progettazione e il commerciale, ottenendo ulteriori risultati positivi nel mercato. Il malaugurato cambio di rotta si è avuto dal 2014, con l’estromissione di Manfreo.
«Da quel momento», denunciano i sindacati, «l’azienda ha cominciato a perdere colpi e i numerosi incontri con i vertici societari, sia in fabbrica che nelle sedi istituzionali, non hanno portato a soluzioni utili e durature nel tempo». Le parti sociali chiedono da tempo la presentazione di un piano industriale di rilancio: «La responsabilità di questa situazione è da imputare soprattutto al socio di maggioranza, la Atomat Holding», continua Gomiero, «la nuova proprietà, dopo aver rotto i rapporti con Manfreo, si è dimostrata incapace di risolvere i problemi e in particolare la progressiva perdita di commesse e mercato».
I lavoratori temono che dietro questo andamento vi sia la precisa volontà di trasferire l’attività produttiva, tanto che già nei mesi scorsi hanno avanzato la proposta di acquisire le quote della Atomat e diventare loro stessi soci di maggioranza. «Ora però siamo vicini a un punto di non ritorno», conclude il delegato sindacale della Fim, «chiediamo perciò alle istituzioni interessate, a cominciare dal Comune, di intervenire presto sulla questione, prima che sia troppo tardi».
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