«Non pagare per l'ombra è un diritto, arrostire al sole è solo una condanna»

 Scusate il disturbo, ma io mi autodenuncio. Faccio parte della nutrita schiera di eversori che durante le vacanze sul litorale veneto, ad Eraclea Mare, ha piantato l'ombrellone sulla spiaggia. Ma non l'ho piantato in un posto qualsiasi. L'ho provocatoriamente messo a fianco del cartello con l'ordinanza di divieto per ombrelloni e sdraio. L'ho fatto nella speranza che qualcuno - un vigile, un controllore, un benpensante qualsiasi - si avvicinasse per farmelo togliere. Non è successo, putroppo, perchè avrei difeso il mio sacrosanto diritto all'ombra a colpi di paletta e secchiello.  Ironia a parte, ho seguito con curiosita durante la mia vacanza ad Eraclea la polemica sui pendolari della spiaggia. Tante considerazioni da rispettare, ma anche qualche bugia pilotata. Come quella che a piantare ombrelloni siano solo i vacanzieri della domenica. Non è vero, e ne sono testimone. Fatemi pure i conti in tasca. Per nove notti in bungalow, 868 euro; tre cene al ristorante, un centinaio di euro; spesa quotidiana nei supermercati di Eraclea, al panificio e in edicola; spesa al mercatino settimanale della Coldiretti, gelati e caffè sparsi, in paese e nei bar sulla spiaggia. Qualcuno mi vuole spiegare per quale motivo dovrei sentirmi costretto a pagare anche per l'ombra? Per piacere, non raccontatemi che ombrellone e sdraio sono un intralcio alla sicurezza: per quella bastano canali preferenziali ben segnalati sulla sabbia.  Certe regole sono fatte soprattutto per ingrassare qualcuno. E' vero, c'è chi ha il braccino corto (ed è un suo diritto), altri non vogliono aggiungere spesa alla spesa, ma molti non si possono permettere il lusso di lettino e ombrellone nello stabilimento. E non possono essere condannati ad arrostire.

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