Non dichiara ricavi per quattro milioni Sequestrati i conti corrente della vetreria

Ritorna “vetro nero”, l’inchiesta sugli oggetti in vetro di Murano venduti senza lasciare tracce per il fisco. Nei guai la vetreria Signoretti con una sala per le esposizioni, a Murano, che tra il 2014 e il 2018 ha non ha dichiarato incassi per 4 milioni di euro, per un’evasione di 1 milione di euro. L’azienda però respinge tutte le contestazioni.
L’indagine del 2° Nucleo Operativo Metropolitano della Guardia di Finanza è il proseguo di quella che aveva consentito di scoprire questo sistema di evasione nel 2018. In quel caso rimasero coinvolte 8 vetrerie. Su richiesta del Pubblico ministero Fabrizio Celenza, titolare delle indagini, il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Venezia ha disposto il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca dei conti correnti della vetreria, fino a 1 milione di euro, pari all’ammontare delle imposte evase.
Proseguendo l’indagine di due anni fa e sviluppando vari documenti raccolti all’epoca, le fiamme gialle di Mestre hanno individuato un’ulteriore vetreria di Murano, presso la cui sede risultava formalmente operare anche un’agenzia di cambiavalute. È emerso che l’agenzia di cambiavalute, dal 2014 al 2018, era stata formalmente intestataria di 3 apparati Pos tramite i quali, nel periodo considerato, erano state perfezionate 2.600 operazioni di pagamento per un valore complessivo superiore ai 4 milioni di euro e con importi della singola transazione assai elevati, pari anche a 10.000 euro. Essendo cambiavalute in teoria queste operazioni apparivano agli occhi del Fisco come dei prelievi di denaro. Ma la realtà non era questa. Sentiti dai finanzieri, alcuni titolari dei conti correnti su cui erano stati addebitati i pagamenti effettuati tramite i tre terminali dell’agenzia di cambiavalute, hanno negato di aver effettuato prelevamenti di denaro da quei Pos. Tutti hanno ricondotto le transazione di denaro ad acquisti di prodotti presso la vetreria. Anche un dipendente dell’agenzia di cambio ha confermato che la quasi totalità delle operazioni erano effettuate nei confronti di turisti stranieri che, accompagnati dai venditori della vetreria, utilizzavano i Pos per il pagamento degli acquisti effettuati nella sala esposizione della vetreria. In sostanza, il corrispettivo delle vendite in nero degli articoli in vetro veniva pagato attraverso i terminali Pos del cambiavalute e accreditato sul conto corrente di quest’ultimo. Giornalmente poi i dipendenti dell’agenzia di cambio provvedevano a ritirare i contanti relativi alle transazioni effettuate per restituirli ai proprietari della vetreria. I clienti, inoltre, non controllavano o non capivano la natura della ricevuta che veniva loro consegnata.
Sul piano dei documenti a testimonianza dell’operazione, attraverso la predisposizione da parte dell’agenzia di cambiavalute di ricevute fittizie, le transazioni Pos venivano trasformate in operazioni di prelievo contante, del tutto ininfluenti per la contabilità della vetreria – visto che il denaro non transitava sul conto corrente aziendale – e formalmente in linea con l’operatività dell’intermediario, oltre che neutre sotto il profilo fiscale.
L’indagine delle fiamme gialle ha coinvolto, come indagati, 8 persone per il reato di frode fiscale: i 2 amministratori pro-tempore della vetreria implicata, il responsabile dell’agenzia di cambiavalute e altre cinque persone, amministratori di fatto delle imprese coinvolte o dipendenti dell’agenzia di cambio.
L’agenzia aveva ben tre Pos in uffici separati, ma sempre all’interno della sala esposizione. —
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