«Non abbasso lo sguardo» Piera ha scelto l’eutanasia

Consigliera di quartiere dal 2000 al 2005, esponente di Rifondazione Franchini è andata a morire in Svizzera. In una lettera spiega la sua scelta
MESTRE 13/12/01 via Antonio da Mestre Sig.ra Franchini Piera com.alla casa cdq Mestre centro incatenata per protesta (C) Bertolin M. richiesto da Carrai
MESTRE 13/12/01 via Antonio da Mestre Sig.ra Franchini Piera com.alla casa cdq Mestre centro incatenata per protesta (C) Bertolin M. richiesto da Carrai

Piera Franchini ha fatto il suo ultimo viaggio, da Mestre in Svizzera. Ha scelto la via del suicidio assistito per non darla vinta a una malattia che le stava portando via la vita inesorabilmente. La “Pasionaria”, così amava farsi chiamare in onore di Dolores Ibárruri Gómez, aveva 75 anni ed era molto conosciuta e stimata in città per la sua lunga militanza politica prima nel Pci e poi in Rifondazione comunista, di cui aveva fondato la sede di Mestre e di cui era stata dirigente provinciale. Divorziata, lascia una figlia e una nipote. Era stata consigliera di Quartiere a Mestre centro tra il 2000 e il 2005.

Franchini ha seguito la strada che recentemente è stata scelta da Lucio Magri e dal veneziano Vittorio Bisso (Pdci). È morta la settimana scorsa vicino a Lugano, dove si era recata il 29 novembre, accompagnata solo da un’amica. Non aveva detto niente a nessuno. È stata assistita dall’associazione Dignitas nella sua ultima scelta. La morte è arrivata nel sonno, attraverso una massiccia dose di sonnifero. Ha disposto che le sue ceneri siano sparse in una località ignota della Svizzera e che non siano organizzate cerimonie funebri. Prima di andarsene ha lasciato poche righe: «Ho sempre fatto la scelta di essere infantile. Infantile nel guardare gli avvenimenti con schiettezza e libertà di pensiero, esprimendoli senza cedere alle convenzioni. Infantile nel non abbassare mai gli occhi, sostenendo lo sguardo di disapprovazione di coloro che “sanno”. Infantile nella costanza e nella convinzione della giustezza dei propri valori, unico patrimonio non barattabile con i beni delle persone “adulte”».

Molti dei sue ex compagni che non la sentivano più da tempo, sono stati colti impreparati dalla sua morte.

«Ero un ragazzo di 25 anni», ricorda Gianluca Schiavon del direttivo nazionale di Rifondazione, «quando sono diventato presidente del Quartiere. Piera mi trattava come un figlio. La ricordo come una persona battagliera e di gran cuore. Era uno spirito libero e lo ha dimostrato anche con la sua morte. Dispiace che nel nostro Paese una persona sia costretta a emigrare, per compiere il suo estremo viaggio. Spero che la Municipalità o il Comune trovino il modo per ricordarla».

«Qualche anno fa», racconta Luciano Rizzi ex consigliere di di Rifondazione, «Piera aveva avuto un brutto male alla gola. Poi disse che si era operata e che stava meglio, invece… Ricordo le sue battaglie contro le antenne dei cellulari, scrisse anche al Presidente della Repubblica». «A volte», dice Pierangelo Pettenò consigliere regionale di Rifondazione, «era un po’ litigiosa ma non si poteva fare a meno di volerle bene». «Era molto equilibrata nella discussione politica» ricorda Vincenzo Conte del Pd.

Michele Mognato, segretario provinciale del Pd, che ha militato con la Franchin nella sezione del Pci di piazza Ferretto, ha detto: «Piera ha deciso di andarsene ed ha fatto una scelta di dignità».

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