No di Zaia alla pillola abortiva: "La Ru-486 mai nel Veneto"

Il neo-presidente della Regione: "E’ una posizione etica che farò valere, ma nel rispetto della legge 194"
Luca Zaia
Luca Zaia
VENEZIA.
«Ru 486», la pillola abortiva da non confondere con la «pillola del giorno dopo» che è contraccettiva, è diventata l’ultima bandiera della Lega. E’ partito lancia in resta Roberto Cota dal Piemonte, informando che la lascerà nei magazzini. Ha risposto Luca Zaia dal Veneto: «Non daremo mai l’autorizzazione ad acquistarla e utilizzarla nei nostri ospedali».


Ma si dà il caso che la pillola «Ru 486» rientri nelle disposizioni della legge 194/78 sull’interruzione volontaria della gravidanza. E per quanto eletti a furor di popolo, i due neo-presidenti regionali non potrebbero mai abbattere una legge dello stato come fosse una lepre sulle Langhe o una folaga da una botte in laguna. Una legge nazionale può essere abbattuta solo dal parlamento nazionale.


Questa obiezione calibro 9 lungo parabellum ci sembra abbia messo in difficoltà Luca Zaia, che verso sera ha rettificato il tiro: «Le mie erano dichiarazioni di principio - ha detto in sintesi - per l’applicazione pratica esploreremo le possibilità d’intervento della Regione, ovviamente all’interno della legge 194. Non posso dire nient’altro».


Quali siano le possibilità d’intervento della Regione è tutto da scoprire, visto che il Consiglio superiore di sanità obbliga all’assunzione della pillola in regime di degenza e non in day hospital. Il resto è un diritto della persona: il farmaco è autorizzato dopo un’istruttoria durata 4 anni dall’Enea e dall’Aifa, è inserito nel prontuario farmaceutico, la somministrazione deve avvenire all’interno della legge 194, la quale prevede un iter preciso: colloquio preliminare della donna con un medico e un assistente sociale, i quali firmano un attestato per l’interruzione di la gravidanza; dopo una settimana (minimo) è possibile il ricovero in una struttura accreditata per l’aborto chirurgico; e bisogna essere dentro i 90 giorni. Questa stessa procedura vale per l’aborto con la pillola «Ru 486», con la differenza non da poco che la donna deve essere entro la 7ª settimana; il farmaco agisce provocando il distacco del feto e le contrazioni; il tempo necessario può andare da poche ore ad un paio di giorni. L’idea di chi non ha idea è che il farmaco sia una soluzione semplice. Non è così: basta parlare con qualunque medico per rendersi conto che abortire resta sempre una scelta drammatica. In campagna elettorale, i tre candidati presidente delle regioni del Nord - Cota, Formigoni e Zaia - era stato sottoposto dal Forum delle famiglie cattoliche, animatore Ettore Bonalberti, un documento su «valori non negoziabili»: difesa della vita dal concepimento, no al matrimonio gay, garanzie per le scuole cattoliche. Cota e Formigoni l’hanno scottoscritto, Luca Zaia no. Quando gli chiediamo perché, Zaia cade dalle nuvole: «Ettore Bonalberti mi ha chiesto un appuntamento, ma non sapevo che si occupasse di questo. Non avrei avuto nessuna esitazione a firmarlo».


Lei si rende conto che sembrerà una furbata.
«No, no, vi do la mia parola d’onore, potrei giurarvelo. Apprendo da voi che Bonalberti aveva questo documento da farmi firmare».


Il suo collega Roberto Cota dice che lascerà la pillola Ru 486 sigillata nei magazzini degli ospedali.
«Sì, lo so».


Come la mettiamo con la 194 che disciplina l’aborto: pensate di abolirla dalle giunte regionali?
«Certo che no. E’ il parlamento che cambia la legge. Infatti io ho detto: prendiamo atto che esiste la legge, esiste questa pillola, ho grosse perplessità rispetto al suo uso, verificheremo fino a che punto potremo esercitare la nostra autonomia in materia sanitaria. Questo ho detto. C’è una mia convinzione etica che mi porta a dire che verificheremo fino in fondo quale autonomia possiamo avere in questo settore. Se c’è un limite di 130 all’ora, per esempio, io che faccio le strade posso avere anche delle competenze sui cartelli di permesso o divieto».


Tradotto, questo potrebbe portare la sua giunta a ordinare ai direttori generali di tenere sigillata la pillola nei magazzini?
«In tutta sincerità, io non so quale sia la situazione delle Usl venete. Non so se abbiamo i magazzini pieni o vuoti, se devono ancora ordinare il farmaco. Ho espresso una posizione etica mia, che ovviamente dovrà essere rispettosa della legge italiana. Tutto qua».

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