«No ai 23 licenziamenti» corteo davanti alla Ilnor

Scorzè. Sciopero ieri dei lavoratori della fabbrica dopo l’annuncio degli esuberi I sindacati chiedono un tavolo per usare tutti gli ammortizzatori sociali possibili

No ai licenziamenti, sì all’apertura delle trattative perché si usino tutti gli ammortizzatori sociali possibili.

Ieri una sessantina di lavoratori di Ilnor, di proprietà di Eredi Gnutti Metalli di Brescia e attiva nel settore di semilavorati in rame e leghe dello stesso materiale, hanno incrociato le braccia per tutto il giorno con un presidio davanti ai cancelli della fabbrica di via Moglianese per chiedere che la proprietà riveda l’esubero dei 23 dipendenti, sui 104 in organico, da attuare entro metà mese che toccherebbe soprattutto la fonderia ma anche i settori impiegatizio, manutenzione, magazzino e forni ricottura. Negli ultimi mesi, invece, una trentina di dipendenti è uscita in modo volontario. Una protesta civile, dove non c’è stato alcun problema di ordine pubblico ma sono stati ribaditi tutti i timori per una ditta storica del territorio. Sul posto anche i carabinieri di Scorzè. Oggi gli stessi lavoratori torneranno a scioperare e tra le 10 e le 12 ci saranno dei disagi alla circolazione per un corteo che sfilerà davanti a Ilnor.

«Se questa decisione dovesse passare», si legge nel volantino distribuito, «significherebbe l’avvio di licenziamenti che noi siamo decisi a respingere perché vogliamo difendere l’occupazione in questa fabbrica e nel territorio». I lavoratori chiedono l’aiuto degli enti superiori. Tra i più in ansia ci sono i lavoratori della fonderia, come Roberto Pesce, 47enne, e Dario Cannavà, 42enne, dove sono accesi due forni che producono 50 tonnellate di materiale il giorno. «Se dovesse chiudere il reparto», dicono, «dove andremo?». «Si stanno materializzando le paure di un anno fa», spiega Stefano Boschini segretario provinciale della Fim Cisl, «quando avevamo parlato di dismissioni». Dello stesso avviso Michele Tagliapietra e Christian Modesto, rispettivamente Rsu di Fim Cisl e Fiom Cgil. «Possiamo usare contratti di solidarietà o cassa integrazione per altri due anni», dicono, «e si devono riprendere le trattative. Altri scioperi? Decideremo a breve».

Per la proprietà si sta andando avanti con piano industriale. «L’uso degli ammortizzatori sociali», si legge in una nota, «è stato una costante degli ultimi tre anni. L’azienda ha fatto ricorso allo strumento della solidarietà difensiva proprio per garantire la massima occupazione sostenibile in un mercato che da anni si è posizionato in misura strutturale su bassi livelli in Italia così come in Europa. Non solo, nel corso del 2016 il Gruppo Egm ha cessato l’attività negli altri due stabilimenti, in Germania e a Milano, proprio per convogliare la maggior parte dei volumi di laminazione su Scorzè».

Alessandro Ragazzo

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