Niente pappa al ristorante ebraico «Mai negare il cibo a un bambino»

Il rabbino capo Scialom Bahbout si dissocia dal comportamento tenuto dal personale del “Gam Gam” «Avrei autorizzato i genitori ad alimentare la bimba all’interno con il suo cibo». “MiSiedo” si smarca
Di Nadia De Lazzari
Interpress/Mazzega Morsego Venezia, 23.11.2014.- Comunità Ebraica di Venezia.- Insediamento del Rabino capo di Venezia RAV Scialom Bahbout.- Nella foto Rav Scialom Bahbout
Interpress/Mazzega Morsego Venezia, 23.11.2014.- Comunità Ebraica di Venezia.- Insediamento del Rabino capo di Venezia RAV Scialom Bahbout.- Nella foto Rav Scialom Bahbout

«È la benvenuta tra tutti noi la famiglia di Noale con la bimba Ester di otto mesi. Nella nostra comunità ebraica e nel nuovo ristorante ebraico Ghimel Kosher, che inaugurerò domani mattina, ogni bambino di qualunque religione e cultura è ben accolto. Come accogliente, da sempre, è la Città di Venezia. Lo è per vocazione. La sua antica storia ce lo ricorda ogni giorno». Sulla spiacevole avventura vissuta al Gam Gam Bar Ristorante Ebraico Kosher da Antonello Scarpa ed Elisabetta De Sandre e dalla loro piccina, alla quale è stata negata la pappa non kosher, si leva forte in laguna la voce chiara, semplice, determinata, del rabbino capo della Comunità Ebraica, Scialom Bahbout. È la massima autorità religiosa ebraica in città. Il suo è un grido, un monito, un insegnamento da far crescere e fiorire. Il rabbino capo invita all’accoglienza, quella che si costruisce giorno per giorno, quella che declina con sensibilità, dialogo, mente, cuore.

Spiega il rabbino Bahbout: «È vero, la religione ebraica ha regole che governano la nutrizione fondata sulla Torah. La normativa sul cibo si chiama kasherut. Sul caso specifico avvenuto in un locale aperto al pubblico, avrei risolto in modo diverso autorizzando i genitori della bimba di pochi mesi a nutrirla all’interno del ristorante. Era la sua pappa portata da casa dentro un thermos. Problemi non ne esistono. Se avevano bisogno di un piattino oppure delle posate gliele consegnavamo noi in plastica. Comunque non si arriva mai a negare a una persona, in particolare ad un bimbo così piccolo, il suo cibo».

L’episodio risale allo scorso giovedì all’interno del Gam Gam Bar Ristorante Kosher. La coppia aveva prenotato il giorno precedente attraverso il sito “MiSiedo”, specificando l’età della bimba e chiedendo la disponibilità di un seggiolone. Alla vista di un thermos con la pappa al pomodoro preparata a casa con acqua, pane, pomodoro, grana, la cameriera ha proibito ai genitori di imboccare la figlioletta per la presenza del formaggio, derivato da latticini. La motivazione? «Non è kosher». L’aggettivo significa adatto, conforme, opportuno e indica quei cibi che si possono consumare perché conformi alle regole.

La preoccupazione dei genitori era quella di dare la pappa ad Ester. Così si sono alzati raggiungendo la Fondamenta della Misericordia. Qui la famiglia ha potuto cenare, compresa la piccolina con la sua pappa al pomodoro, accolta simpaticamente in una trattoria veneziana.

Nel frattempo “MiSiedo” – definito da una cameriera «Un portale che non fornisce informazioni corrette» – si dissocia da quanto dichiarato dal Gam Gam Bar Ristorante Ebraico Kosher e mette in chiaro: «Abbiamo provveduto correttamente, automaticamente e tempestivamente a trasmettere al ristorante le informazioni sulla prenotazione ricevute dal cliente (la presenza di una bambina di otto mesi e la necessità di avere una seduta adatta). Il ceo di “MiSiedo”, Simone Tomaello, commenta: «Anche in quest’occasione “MiSiedo” è stato fedele alla sua mission di sviluppare una tecnologia innovativa che cambia il modo in cui le persone vanno a cena, collegando il ristorante con l’utente nel miglior modo possibile. “MiSiedo” agisce supportando il miglioramento del servizio e della qualità della food experience nei ristoranti, facendo vivere all’utente la tradizione, la qualità e il servizio che il ristorante offre, ma non intervenendo in questo che dipende dal ristoratore e dal suo staff».

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