Neurochirurgia, da vent’anni a Mestre

Il reparto di Neurochirurgia dell'Ospedale di Mestre è attivo ormai da vent'anni, e lunedì il personale di oggi e di ieri si riunirà per celebrare questo traguardo e confrontarsi sugli obiettivi...

Il reparto di Neurochirurgia dell'Ospedale di Mestre è attivo ormai da vent'anni, e lunedì il personale di oggi e di ieri si riunirà per celebrare questo traguardo e confrontarsi sugli obiettivi futuri. Si tratta di uno di quei reparti che ha cambiato volto allo stesso ospedale mestrino, qualificandolo maggiormente e rendendolo all'avanguardia.

Il dottor Franco Guida, che ne è il primario, spiega infatti che «un grande neurochirurgo, il mio maestro Alessandro Carteri, diceva che un ospedale senza Neurochirurgia vede partire le sue ambulanze, mentre un ospedale che ha la sua Neurochirurgia le vede arrivare. Vale anche per l'Ospedale dell'Angelo, perché la Neurochirurgia, con la sua presenza, insieme a quella di altri reparti di alta specialità, ha fatto aumentare il lavoro, contribuito a creare esperienza, sollecitato l'alleanza e la sinergia tra reparti e specialisti nella struttura ospedaliera». E il direttore generale dell'Asl 12, Giuseppe Dal Ben, aggiunge: «La Neurochirurgia della nostra azienda sanitaria è l'ultima nata in Veneto ma negli anni, grazie alla sua attività sempre all'avanguardia, è cresciuta moltissimo. Oggi ha la soddisfazione di essere presente ai vari congressi nazionali e internazionali, ai quali i nostri specialisti vengono invitati per portare la loro esperienza innovativa. A testimonianza di questa autorevolezza conquistata, vanno ricordati i quattro primari usciti dall'équipe mestrina in questi anni per assumere la guida di altrettanti reparti altrove». Lunedì e martedì prossimi i vent'anni della Neurochirurgia a Venezia saranno festeggiati con due appuntamenti scientifici: un congresso che farà il punto sullo stato della disciplina e un corso teorico pratico sul monitoraggio neurofisiologico intraoperatorio di neurochirurgia. (s.b.)

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia