Negozio Olivetti «intoccabile»
Veto della Soprintendenza su ogni iniziativa espositiva

Il negozio Olivetti di Piazza San marco
Il Negozio Olivetti di Carlo Scarpa torna da oggi finalmente alla città, ma solo come «museo di sé stesso». La Soprintendenza ha infatti proibito al Fai - il Fondo per l'Ambiente Italiano, che lo gestirà - di usarlo anche per mostre o altre attività espositive. Per la riapertura dello spazio scarpiano dopo il restauro finanziato dalle Assicurazioni Generali - proprietarie dell'edificio - si era ipotizzata una mostra dei disegni e dei progetti del grande architetto veneziano legati proprio al Negozio realizzato tra il 1957 e il '58 sotto le Procuratìe Vecchie per iniziativa di Adriano Olivetti, con l'obiettivo di farne inizialmente un prestigioso punto di esposizione per prodotti d'ufficio. Ma la mostra è «saltata» proprio per il divieto del Soprintendente ai Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia Renata Codello di aggiungere al Negozio altro che non sia, appunto, la riproposizione filologica dell'intervento di Scarpa e degli arredi «storici», dalla vasca di marmo nero del Belgio alla scultura di Viani. Fermo restando il pieno rispetto dell'integrità architettonica dello spazio e dei suoi elementi, il veto della Soprintendenza lascia perplessi. In precedenza, infatti, per quasi quindici anni, dopo la rinuncia dell'Olivetti, le Assicurazioni Generali avevano consentito che lo straordinario spazio di Scarpa dato in affitto fosse trasformato in una sorta di bazar per turisti, tra stampe, bigiotteria di vetro e finti-orologi Dalì in bella vista, rendendo illeggibile la purezza degli interni e la cura dei dettagli. Ma il tutto - nonostante raccolte di firme e indignazione generale per il degrado dell'area - era avvenuto tranquillamente, anche se la stessa Soprintendenza era riuscita a porre un vincolo sugli arredi interni, per salvarli da manomissioni. Ora che lo Spazio Olivetti finalmente restaurato e «liberato» viene affidato a un'associazione di tutela come il Fai, che lo gestirà senza fini di lucro, facendone la sua sede e aprendolo alle visite cinque giorni alla settimana, non si consente neppure quella minima attività espositiva legata al luogo che potrebbe contribuire a rivitalizzarlo. Va ricordato, a questo proposito, che anche sotto la gestione Olivetti, quando il Negozio non espose più le macchine dell'azienda, lo spazio fu usato anche per attività culturali ed espositove "mirate" e di livello: dalla presentazione di lauree Honoris Causa dell'Iuav, a quelladel nuovo Padiglione della Corea Sud alla Biennale - con l'esposizione di plastici e progetti - alla presentazione di attività di comitati di salvaguardia come Save Venice. C'è da sperare pertanto - nella città delle maxipubblicità sui monumenti marciani - che il buon senso prevalga e che si consenta al Fai di far vivere il Negozio Olivetti.
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