Negozi, cresce il “partito” degli obiettori

Nel Trevigiano Zanchetta, coop Toniolo e Fratelli Gatto restano chiusi. Sorelle Ramonda vorrebbero farlo
AGOSTINI CASALE SUL SILE ''DOMENICA NO GRAZIE VENETO'' INCONTRO AL CASEIFICIO ZANCHETTA
AGOSTINI CASALE SUL SILE ''DOMENICA NO GRAZIE VENETO'' INCONTRO AL CASEIFICIO ZANCHETTA

In mezzo alla moltitiudine che spera aprendo 24h, di guadagnarci, c’è anche chi finché può, si rifiuta, nonostante tutte le difficoltà che questa scelta comporta. Riccardo Zanchetta del noto caseificio di Casale sul Sile, mostra all’onorevole Cimmino uno scontrino di un supermarket dove si invitano i clienti ad andare a fare le spese la domenica, perché i punti raddoppiano. «Come si fa a competere senza armi?», domanda. «Finché riusciamo a tenere chiuso la domenica lo facciamo, ma la pressione che proviene dall’esterno è fortissima. Le 12 domeniche aperte, non andavano bene? La liberalizzazione non porta a nulla». Cimmino consiglia a Zanchetta di aprire un franchising. Il titolare ribatte: «Le pongo una domanda: secondo lei io e mia sorella possiamo aprire un negozio al Valecenter o all’Auchan? Ci lascerebbero? Assolutamente no, daremmo troppo fastidio. Il punto è che noi piccoli, abbiamo le armi spuntate contro i grandi colossi, è una battaglia impari». Sulla stessa lunghezza d’onda Marcello Criveller, presidente della cooperativa Toniolo di Conscio, con quasi 100 dipendenti: «Nel limite del possibile cerchiamo di non tenere aperto e limitarci alle due domeniche dicembre, ma ci si trova a fare i conti con la competizione commerciale». «Noi teniamo chiuso tutte le domeniche», dice secco Marco Gatto, titolare dell’ortofrutta (assieme alla gastronomia Cacciolato) Fratelli Gatto a Treviso, «non apriamo neanche il mercoledì grasso, perché riteniamo che sia una tradizione che va mantenuta e che non possa essere dimenticata, i bambini devono conoscerla. Se dobbiamo rimanere aperti tutte le domeniche e i festivi, a che servono nei calendari le voci segnate in rosso?». Ultima tappa del tour, il negozio di abbigliamento Sorelle Ramonda, di Castrette di Villorba, all’interno del quale c’è anche un punto vendita di Yamamay, ossia dell’onorevole Cimmino: «Contando il trevigiano, i punti vendita in Italia e i tre in Austria», spiega Angelo Ramonda, «abbiamo 1.700 dipendenti. Facendo parte della grande distribuzione siamo costretti a tenere aperto, ma siamo contrari. Perché il fatturato è lo stesso, ma spalmato in sette giorni anziché su sei giorni e ci costa però il 30 per cento in più a persona. Pertanto non abbiamo fatto nessuna assunzione». Conclude: «Dovremmo tornare indietro, farci un esame di coscienza, pensare alla famiglia, un giorno di chiusura crea uno svago, libera la mente».(m.a.)

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