«Muratori? Vecchi e uno su due è straniero»

L’edilizia continua ad essere uno dei settori in cui la crisi iniziata nel 2009 fa ancora sentire i suoi effetti – in particolare per quanto riguarda l’apertura di cantieri per nuove costruzioni – ma resta uno dei settori trainanti dell’economia locale che in questa fase si concentra, sopratutto, negli interventi di ristrutturazione di edifici già esistenti. In provincia di Venezia la stragrande maggioranza dei titolari d’azienda rimane italiana (sono ancora il 78% delle 647 imprese presenti) ma gli imprenditori stranieri stanno crescendo di anno in anno e tra i lavoratori del settore che rappresentano, ormai, il 48,57% della categoria, mentre si assottiglia il numero di lavoratori di nazionalità italiana che, peraltro, sembrano tenersi lontani dall’edilizia, mentre quelli che ci lavorano sono sempre più anziani.
I muratori. A rivelare che, sostanzialmente, un muratore su due è straniero sono gli ultimi dati diffusi dalla Confartigianato Metropolitana Città di Venezia che ha analizzato le statistiche di Edilcassa Veneto.
«Alla fine 2017 su un totale di 1.713 muratori dipendenti in provincia di Venezia, 881 erano italiani (il 51, 43%) e 832 gli stranieri 48, 57%). «Un primato, quello della denazionalizzazione della manovalanza» spiega Confartigianato «in provincia di Venezia ormai un lavoratore su due è straniero, principalmente dell’Est Europa o paesi slavi. La percentuale maggiore arriva dalla Romania (27,49%), seguono i muratori albanesi (15,8%), kosovari (12,3%), macedoni (10,7%), bosniaci (7%), moldavi (5,9%) e marocchini (4,5%)». «Di italiani che vogliono fare questo lavoro ce ne sono sempre meno» sottolinea il presidente della Confartigianato delal Città Metropolitana di Venezia, Salvatore Mazzocca «e gli stranieri stanno compensando questa carenza».
Ricambio generazionale. A questa tendenza si aggiunge il «rischio di non riuscire a compensare il cambio generazionale, visto che di fatto sta mancando il serbatoio: sui complessivi 1. 713 muratori, 714 hanno un’età che va dai 20 ai 40 anni, ma 999 hanno dai 40 ai 60 anni». «Punto fondamentale da risolvere» continua Mazzocca «rimane la formazione, perché spesso questi lavoratori sono abituati a sistemi di lavoro diversi dai nostri. Inoltre, con il protocollo Costruire Veneto, firmato assieme agli ordini professionali, abbiamo puntato molto sulla riqualificazione del patrimonio edile esistente, operazione che richiede preparazione e formazione specifiche delle maestranze, perché riqualificare significa utilizzare metodologie di lavoro, come pure tecniche e materiali costruttivi evoluti che richiedono determinate conoscenze professionali e capacità operative adeguate all’intervento da realizzare».
La formazione. «La partita della mano d’opera infatti non si gioca solo sui numeri. L’edilizia di oggi è molto più complessa del tirare su un muro» aggiunge «Per Paolo Fagherazzi, presidente della Federazione Edilizia di Confartigianato «L’edilizia di oggi è molto più complessa del tirare su un muro, ci sono materiali sempre più tecnologici da usare, normative severe per la sicurezza e metodologie di lavoro ed intervento sempre più complesse. Per questo è fondamentale puntare sulla formazione professionale, un lavoro di ristrutturazione o coibentazione fatto male, magari per risparmiare, va rifatto. Quando non ci sono le conoscenze e l’esperienza si fanno più danni che altro». (g.fav.)
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