Muore dopo tre giorni d’agonia

Spinea. Luciano Sgarlata, 64 anni, era stato speronato in sella alla Vespa a Istrana. Donati gli organi

SPINEA. Non ce l’ha fatta Luciano Sgarlata, 64enne di Spinea, travolto giovedì scorso da un’auto a Istrana. È morto domenica dopo tre giorni di agonia. Stava tornando da un giro sulla Pedemontana con alcuni amici, quando è stato speronato finendo a terra sull’asfalto e rimediando traumi gravissimi che non gli hanno lasciato scampo. A Spinea Luciano Sgarlata era conosciuto da molti, in particolare nel quartiere dove viveva, in via Rossignago. Era stato infatti il battagliero portavoce del locale comitato. È la stessa moglie Marina a definirlo un vero “guerriero” per come conduceva le sue battaglie per la vivibilità della zona e contro il traffico. Instancabile volontario anche all’interno del consiglio pastorale della parrocchia di Santa Bertilla, Sgarlata aveva fatto dell’impegno civico uno stile di vita: era tra gli irriducibili portabandiera della lotta contro i danni da amianto, sempre a fianco degli operai di Porto Marghera, dove aveva lavorato per anni vedendo cadere molti suoi colleghi di fabbrica. Una vita di impegno, ma anche di gioia la sua: trapiantato di reni appena quattro anni fa, proprio al Ca’ Foncello di Treviso, dove è stato ricoverato fino all’ultimo per le conseguenze dell’incidente, era tornato a vivere con la forza e la serenità di chi sente di dover considerare ogni suo giorno un nuovo dono. «Era pieno di vita» ricorda Marina, «avevamo cominciato a viaggiare, girando mezzo mondo e due anni fa aveva acquistato anche la Vespa rossa d’epoca in sella alla quale ha trovato la morte giovedì scorso, in circostanze quasi incredibili: urtato, pare, dallo specchietto di un’auto, mentre gli amici che erano con lui non si erano accorti di nulla, perché avevano allungato e lo attendevano alcuni chilometri più avanti».

Erano stati a fare un giro sul Montello. Lui, più prudente di tutti, si era attardato lungo la strada del ritorno, trovandosi al momento sbagliato nel posto sbagliato, in via Baracca a Sala di Istrana. Una Ford Focus condotta da un 32enne di Spercenigo l’ha urtato sbalzandolo a terra. Ricoverato all’ospedale di Treviso e sottoposto a un delicato intervento chirurgico, le sue condizioni non sono mai migliorate e domenica Luciano ha smesso di lottare. La sua ultima battaglia però non è persa. Ieri la moglie Marina ha firmato per la donazione degli organi. Ora altre due persone vivono grazie al suo cuore generoso e al fegato. «Mi diceva sempre: se morirò prima di te, dona tutto quello che posso donare», ricorda ora in lacrime la moglie, che pur nel dolore ha voluto ringraziare i medici del reparto di Terapia intensiva del Ca’ Foncello, per le cure amorevoli prestate in questi giorni al marito. I funerali saranno celebrati nei prossimi giorni nella chiesa di Santa Bertilla. Oltre alla moglie Marina, lascia il figlio Riccardo, avvocato, la sorella Carmela e una nipotina piccola a cui era molto affezionato.

Filippo De Gaspari

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia