«Mtm, uno sciopero pretestuoso»

Spinea. I vertici aziendali spiegano le ragioni della crisi: i problemi causati dall’ex amministratore

SPINEA. «Sciopero pretestuoso, i problemi alle Officine Mtm derivano dall’ex amministratore, ora socio di minoranza, che il sindacato difende». La nota dell’azienda di via Palladio arriva dopo tre giorni di sciopero e la convocazione per un tavolo in Regione per lunedì 25 gennaio. Ma la vertenza mette radici anche in tribunale.

La replica dei vertici aziendali, infatti, attraverso l’avvocato Virio Nuzzolese, chiama direttamente in causa l’ex amministratore delle Mtm Arnaldo Manfreo, attuale socio di minoranza. «Ha fondato una società concorrente, chiamandola Itm, con l’evidente fine di creare confusione sul mercato, prelevando un progettista, disegni, progetti e commesse dalla Mtm», afferma il legale, «alla fine del 2014 Manfreo si è accordato con un progettista, duplicando i progetti e i disegni Mtm, iniziando a produrre macchine nel giro di due mesi, quando in Mtm ci sono voluti anni di progettazione».

Vicenda sulla quale Mtm ha anche presentato denuncia penale, ora al vaglio della Procura di Venezia, con indagini che riguardano gli ex progettisti transfughi per i reati di appropriazione indebita, accesso abusivo a sistema informatico e rivelazione di segreto industriale. Una vicenda oscura, dai contorni dello spionaggio industriale, sul quale la procura sta ancora lavorando, esaminando l’enorme mole di materiale informatico sequestrato alla Itm. «In definitiva», spiega attraverso il suo avvocato l’ad di Mtm, Cristian Liut, «la situazione per cui adesso si dolgono i lavoratori è stata generata dalla società concorrente e dalla fuga di notizie commerciali e sottrazione di commesse già acquisite. Una situazione non voluta certo da Mtm, che invece ne è vittima tanto quanto i suoi dipendenti». Sul fronte sindacale i vertici Mtm forniscono, dunque, una versione diametralmente opposta a quella della Fim-Cisl, che aveva invece addossato le colpe della crisi aziendale al nuovo socio di maggioranza, la Atomat Holding, colpevole di aver interrotto i rapporti con Manfreo e dimostrandosi poi incapace di risolvere i problemi legati alla perdita di commesse e mercato. «Azienda e lavoratori stavano effettuando un percorso chiaro e condiviso», rileva ora la direzione Mtm, «non si capisce pertanto né lo sciopero, nè le argomentazioni della Cisl. La richiesta del piano industriale è un pretesto, perché è stato già chiarito che prima ci devono essere le condizioni per permettere al socio di maggioranza di operare. Il piano, peraltro, già esiste, è sempre esistito a ha funzionato bene sino a quando gli eventi hanno messo in crisi l’azienda. Una crisi che non nasce dall’uscita del socio di minoranza dal Cda, ma dal comportamento del socio stesso dopo la sua uscita».

La vertenza insomma si infiamma, con strascichi giudiziari ancora in corso e il futuro che resta incerto soprattutto per i 48 dipendenti in forze allo stabilimento ai piedi del cavalcavia del Graspo.

Filippo De Gaspari

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia