Il Mose e il suo tesoretto: 300 milioni bloccati per interventi in laguna

In ritardo anche i lavori prescritti dall’Europa con le procedure di infrazione. Collaudo dell’opera a giugno, per il funzionamento servono 114 milioni all’anno

Alberto Vitucci
Le dighe del Mose
Le dighe del Mose

Trecento milioni nel cassetto. Mentre si parla di Mose, dei suoi costi e dei suoi problemi, le imprese del Consorzio Venezia Nuova hanno nel cassetto lavori già assegnati e approvati che però non partono.

Interventi per il riequilibrio della laguna previsti dal Piano Europa e necessarie alla salvaguardia di un ecosistema tanto unico quanto fragile e da preservare. Fra i ritardi della grande opera vanno inseriti anche i lavori prescritti dall’Unione europea dopo le indagini e le procedure di infrazione.

VENEZIA - Lavori per il MO.S.E. Venezia, arsenale, immagine aerea, laguna di Venezia, 22-02-2012
VENEZIA - Lavori per il MO.S.E. Venezia, arsenale, immagine aerea, laguna di Venezia, 22-02-2012

Di chi la colpa? La neonata Autorità della laguna muove i primi passi, in attesa di avere tutte le carte in regola per diventare come vuole la legge del 2020 il nuovo “Magistrato alle Acque”. Cioè l’istituzione pubblica che deve coordinare e controllare i lavori in tutta la laguna.

Intanto resta in piedi il Consorzio Venezia Nuova, pool di imprese costituito nel 1982. Concessione unica, niente gare e monopolio assoluto. Dopo gli arresti e lo scandalo del 2014 le grandi imprese se ne sono andate, o fallite.

Come la Mantovani, Condotte, Fincosit, Mazzi.

Sono rimaste le “piccole”: Vittadello, Kostruttiva, Consorzio San Marco, Cogedi. Che gestiscono un portafoglio garantito di commesse. Il Consorzio doveva essere sciolto, ora è guidato da sette anni dal commercialista veneziano Massimo Miani, diretto da Giovanni Zarotti. Ma tanti sono i nodi irrisolti.

Piano Europa

Almeno 100 milioni sono disponibili e già assegnati per il ripristino dei 6 ettari del grande cantiere a Malamocco. La spiaggia di Santa Maria del Mare era stata distrutta e cementata per costruire i cassoni del Mose. Per legge il cantiere doveva essere smantellato dopo la fine dei lavori. C’è anche da intervenire sulla lunata del Lido, sulle barene e sul ripristino ambientale. Totale, circa 300 milioni.

Collaudi

L’ultima data annunciata per la fine lavori e il collaudo del Mose è quella ormai da tempo annunciata del giugno 2026. Vent’anni di ritardo e costi lievitati.

Ma cosa succederà dopo quella data? Il Consorzio dovrà essere sciolto, come ormai previsto, e sostituito dall’azienda “in house” dell’Autorità dove confluiranno pare i suoi 105 dipendenti e i 100 di Thetis. Intanto si va avanti come prima. E il Consorzio ha ora come primo punto del suo programma evitare il fallimento.

 

Lavori per il MO.S.E. Bocca di Malamocco, foto aerea, laguna di Venezia 19-06-2014, La bocca di porto di Malamocco con la conca di navigazione
Lavori per il MO.S.E. Bocca di Malamocco, foto aerea, laguna di Venezia 19-06-2014, La bocca di porto di Malamocco con la conca di navigazione

Costi

La voragine dei soldi necessari al funzionamento e al mantenimento del Mose si allarga. 114 almeno i milioni necessari ogni anno per tenere in vita il sistema delle paratoie. Ammissione del presidente Rossetto dopo che negli anni i costi per la manutenzione del Mose erano stati sottovalutati in fase progettuale (20 milioni) e poi ridotti a 60 sotto la gestione del commissario Spitz.

Manutenzione

Non ci sono solo i fondi per ripulire le paratoie, però. Ma le “bollette” per l’energia, qualche milione di euro. Due milioni e mezzo l’anno per garantire il monitoraggio subacqueo, mai previsto prima d’ora, 2 milioni e mezzo per la cybersecurity dell’opera ritenuta “strategica”.

50 milioni per attrezzare l’area Pagnan di Marghera a cantiere delle paratoie, liberando finalmente il bacino Grande e l’Arsenale Nord. La manutenzione degli impianti, 30 chilometri nel complesso di cavi sott’acqua, e delle gallerie. Altri 20-25 milioni.

Senza contare il personale per i sollevamenti, 20 persone specializzate e i costi per la nuova azienda, circa 15 milioni. Quasi altri cento milioni di costi ogni anno.

Cavalletta

Il costosissimo jack-up (53 milioni di euro) inventato dal Consorzio di Mazzacurati ha molti problemi. Si pensa a costruire una seconda Cavalletta, pontone attrezzato con la gru, per staccare le paratoie dal fondo e portarle nell’area di manutenzione. Altri dieci milioni di euro almeno.

La durata

C’è poi anche grande preoccupazione fra i tecnici per la durata effettiva della macchine sott’acqua. Di 78 paratoie ne sono state finora esaminate e ripulite soltanto 5. Ne restano 74. Non se ne potranno fare più di 8 l’anno, se entrerà in funzione la seconda cavalletta. E solo nel periodo estivo, quando le acque alte non ci sono, almeno fino a oggi. La manutenzione dunque non sarà ultimata se tutto va bene prima del 2035.

E allora le paratoie saranno rimaste sott’acqua in qualche caso anche più di vent’anni. E non basta nemmeno l’adeguamento deciso dei tempi di manutenzione. Dieci anni invece dei cinque previsti nel progetto. La grande opera è quasi conclusa e per ora funziona. Ma le incognite sono ancora tante. —

 

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