Un disegno e le parole di Mr. Rain per salutare Jacopo, morto a 9 anni dopo il trapianto
Mirano piange Jacopo Sanavia, commovente l’epigrafe nella quale la famiglia ha voluto riprodurre un disegno del loro bimbo. Il dolore del mondo del basket e del gruppo scout del Duomo, mercoledì 23 luglio l’addio

C’è la foto di Jacopo, sorridente e curioso nel pieno dei suoi nove anni, e sullo sfondo una aiuola di tulipani colorati. Ci sono i versi di “Ipernova” di Mr. Rain: “Siamo sette miliardi di persone, ma tu hai scelto me. Comunque vada, anche se sarà finita, sarai sempre la colonna sonora della mia vita”. C’è il soprannome con cui lo chiamava chi gli voleva bene: “Po”.
E poi c’è un ritaglio di un disegno: quattro cuori, e dentro ciascuno Jacopo aveva disegnato se stesso, la mamma Vanessa, il papà Marco e il fratello Giovanni. Poi, con il piglio sicuro di chi si sta allenando a una calligrafia sempre migliore, aveva scritto “La mia famiglia”.
C’è tutto il mondo del bambino Jacopo nell’epigrafe che annuncia la sua scomparsa a nove anni. La scorsa settimana era stato sottoposto al trapianto di fegato all’ospedale di Padova. L’intervento sembrava riuscito. Poi però è sopraggiunta una complicanza che è risultata fatale.
L’ultimo saluto a Jacopo Sanavia sarà mercoledì 23 luglio alle 15 nel Duomo di Mirano. La famiglia chiede che le offerte vengano devolute ad associazioni che si occupano di bambini.
«Noi non sapevamo nemmeno che Jacopo fosse malato. Era solare, pieno di voglia di vivere. Era con noi da due anni e mezzo: vestiva la maglia degli Aquilotti del 2015, ha giocato l’ultima partita a inizio giugno, al torneo di Santa Maria di Sala, prima della pausa estiva. È doloroso, doloroso, doloroso. Non ci sono parole». Così Federico Polo, presidente del Basket Mirano, società in cui giocava il piccolo Jacopo Sanavia. Polo aveva saputo una decina di giorni fa che il piccolo atleta avrebbe dovuto sottoporsi a un trapianto. Ma mai e poi mai avrebbe pensato, dieci giorni dopo, di dover piangere il piccolo cestista.
Dolore anche tra gli scout di Mirano. Domenica mattina, 20 luglio, gli amici sono partiti per il campo in montagna. Nessuno ha voglia di commentare: i più grandi proteggono i più piccoli, devono trovare le parole giuste per elaborare il lutto. Nel gruppo della parrocchia di San Michele Arcangelo domina il silenzio. Un evento che avrebbe dovuto essere nel segno del divertimento, della formazione e della spensieratezza purtroppo si è trasformato in qualcos’altro, più difficile da affrontare, dopo la terribile tragedia che ha segnato la vita della famiglia Sanavia.
I genitori domenica mattina erano sconvolti dal dolore e hanno ricevuto la visita del sindaco. Avevano incontrato in chiesa la sera prima il parroco, don Silvio Caterino. «Con i gruppi scout e i ragazzi che lo conoscevano», racconta, «la volontà è quella di star vicino alla famiglia in ogni modo in questo frangente di grande dolore».
Ed era stato proprio lui a parlare di Jacopo nella messa serale. Un bambino, era stato sottolineato, che ha sempre vissuto una vita normalissima. A scuola, nello sport (aveva una regolare certificazione agonistica per giocare a basket) e nel tempo libero. Un bambino acuto, intelligentissimo, che aveva appena finito la quarta elementare e il prossimo anno avrebbe fatto la quinta. Aveva un sacco di amici e in parrocchia ci andava spesso per aiutare il parroco come chierichetto.
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