Morto in casa a 21 anni, venerdì l’autopsia Il datore di lavoro: «Era come un fratello»

Giuseppe Amone soffriva di una sindrome respiratoria grave e altre patologie. La famiglia attende il nulla osta ai funerali 

PORTOGRUARO

Sindrome da “distress respiratorio”. Sarebbe questa la causa della morte di Giuseppe Amone, il 21enne di Portogruaro deceduto lunedì pomeriggio in casa sua, mentre stava guardando la televisione seduto sul divano. Si tratta di un’emergenza medica che può essere provocata da varie patologie acute, in grado di danneggiare i polmoni. Una forma d’insufficienza respiratoria acuta, caratterizzata da edema polmonare, dispnea e grave carenza di ossigeno. Proprio oggi Giuseppe si sarebbe dovuto sottoporre a una visita dallo pneumologo.

procura

In Procura a Pordenone, intanto, si sta analizzando tutta la documentazione clinica del caso: venerdì sarà effettuata l’autopsia per chiarire le cause della morte del ventenne. I familiari del ragazzo, intanto, attendono con ansia il nulla osta ai funerali che saranno celebrati in provincia di Cosenza.

la famiglia

«Mio fratello aveva delle patologie e l’arresto cardiaco è stato una conseguenza», ha precisato ieri pomeriggio il fratelli minore di Giuseppe, Antonio Amone. «Le esequie si terranno a Terravecchia». La cittadina in collina del cosentino è luogo d’origine del padre Giancarlo, mentre l’altro paese, Cariati, è luogo d’origine della madre, Antonella Nigro. Giuseppe era molto legato alle terre di cui erano originari i genitori e con i nonni e i parenti calabresi aveva un rapporto speciale. Il padre Giancarlo, già alla caserma Capitò e oggi impegnato a Orcenico Inferiore, è rientrato a casa. In passato era stato impegnato anche in missioni all’estero. La madre Antonella, invece, è stata alle dipendenze di Friul Pesca e di Sme. Famiglia integerrima, con la passione per la politica, vicini a Fratelli d’Italia.

i datori di lavoro

Lo sconcerto in tutto il Portogruarese è palpabile. Giuseppe si era fatto apprezzare anche negli ambienti di lavoro. Ha ricoperto il ruolo di aiuto cuoco in uno stage al ristorante Al Confin di Concordia. «Era un ragazzo molto in gamba, dotato di grande talento», ha ricordato con emozione il titolare, Alberto Benatelli. «Quando è andato via mi è dispiaciuto. Era competente e aveva tanta voglia di lavorare». Grande è il dolore nel ristorante in cui era alle dipendenze da un paio d’anni, Alla Barchessa, in via Cavour, in pieno centro storico. «Giuseppe era come un mio fratello acquisito», ha dichiarato il titolare Alessandro Buoso. «Era parte della famiglia, il mio braccio destro. Era una persona che credeva in me, ma io stesso ho creduto in lui. C’erano progetti per il futuro a lui riservati. Io sapevo tutto di lui. Finiva di lavorare e poi restava a parlare con noi. Era molto legato alla sua famiglia, ed era ancorato a grandi valori tradizionali. Su Giuseppe potevo sempre contare, e gli affidavo responsabilità. In questo periodo di stop forzato voleva tornare al lavoro. L’ho sentito l’ultima volta lunedì sera. Era un ottimo cuoco in tutte le pietanze. Gli riuscivano bene tutti i piatti». —

Rosario Padovano

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