Morto Domingo de la Cueva, veneziano per scelta e amore
Per Peggy Guggeheim le sue creazioni «parevano prendere il volo». I suoi Totem al collo della regina di Danimarca e di Paloma Picasso

«I fantastici gioielli di Domingo de la Cueva appartengono a tutte le epoche e sono vivissimi. Anzi, così vivi che si ha la sensazione che da un momento all’altro possano spiccare il volo».
Peggy Guggenheim descriveva così quelle creazioni d’oro e pietre preziose, forme surrealiste, che parevano pulsare di vita animale al collo o ai polsi di chi le indossava, nate dalle mani e dalla mente dell’artista cubano, che - arrivato da l’Avana a Venezia da studente di Architettura - qui era rimasto: veneziano con il carretto della spesa al mercato di Rialto e cittadino e artista del mondo con le sue opere preziose, gioielli che sono entrati a far parte della collezione della regina Margherita II di Danimarca, di artisti come Paloma Picasso, star di Hollywood.
Domingo de la Cueva si è spento nei giorni scorsi: aveva 91 anni. Da settanta aveva la sua casa a Venezia. Alla Giudecca.
«Non si è ripreso da una brutta caduta», racconta l’amica di una vita Marina Petternella, che l’aveva conosciuto insieme al marito, il giornalista Rai Mirko Petternella, «e come da sue disposizioni, ha voluto che si desse notizia della sua morte solo a tumulazione avvenuta, nel cinerario del cimitero di san Michele dove ha tempo aveva acquistato un loculo. Parlava veneziano con un’adorabile cadenza spagnola: ha avuto una vita intensa di viaggi, relazioni con il jet set internazionale, mostre in grandi musei, ma qui a Venezia tornava sempre, aveva la sua casa e il suo laboratorio di gioielli alla Zitelle, in Corte da Mosto che amava tanto, accanto a dove poi ha preso casa anche Elton John. Era un uomo di una cultura, affabilità e ironia straordinarie, anche quando raccontava degli incredibili incontri che la sua arte gli ha permesso di avere in ogni parte del mondo, magari bevendo uno spritz in riva alla Giudecca, mai stanco di riempirsi gli occhi della bellezza di Venezia ».
A Venezia si sentiva a casa, parte sì di un cenacolo che si era formato proprio tra artisti che avevano scelto la Giudecca per abitare, ma anche della città, dove aveva amici veneziani che si erano fatti famiglia per lui. I suoi gioielli sono entrati a far parte delle collezioni di musei e fortunati appassionati. Celebri i suoi “Totem”, lunghe collane dalle forme morbide e costellate di pietre dure come talismani protettivi: «Feticci incatenati», li definiva l’artista. —
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