Maltempo, i comitati allagati si ricostituiscono «Fognature vecchie e interventi carenti»

La prima riunione del Coordinamento alluvionati a Mestre si è tenuta il 21 agosto. Intanto per domani è stata diramata l’allerta gialla in città

Marta Artico
Fabrizio Zabeo, portavoce allagati 2006-2007, che ha ricostituito il maxi comitato
Fabrizio Zabeo, portavoce allagati 2006-2007, che ha ricostituito il maxi comitato

Garage allagati, seminterrati a mollo, abitazioni sotto acqua, paratie nuove di zecca rivelatesi inutili hanno spinto il Coordinamento degli allagati di terraferma a ricostituirsi, per riallacciare i fili allentati e chiedere al Comune e agli enti a più titolo coinvolti, cosa non ha funzionato.

Perché se è vero che nel 2006 e nel 2007 in molte abitazioni dovettero intervenire i sommozzatori, tanti i metri di acqua sotto ai quali si trovavano le auto, è altresì vero che il fenomeno temporalesco di giovedì scorso ha coinvolto pezzi di territorio, strade e vie che non si allagavano da almeno vent’anni.

Il comitato si è riunito in via Passo Cereda 5, nell’abitazione di Fabrizio Zabeo, presidente dell’allora comitato di Favaro e successivamente del coordinamento, volti dei comitati storici di Malcontenta e Catene, Zelarino, Cipressina, Mestre centro. Ma l’obiettivo è quello di aggiungere nuovi pezzi, dal Terraglio alla Bissuola. «Mai avremmo pensato di doverci ricostituire» incalza Fabrizio Zabeo «eppure è sotto gli occhi che la manutenzione carente, l’urbanizzazione selvaggia, le fognature vecchie e la programmazione sbagliata alla quale si aggiungono le nuove costruzioni, hanno creato il patatrac».

«L’obiettivo del comitato, apolitico» ha aggiunto Orietta Vanin (Cipressina), ex allagata, «è fare rete in città con chi ha subito danni di ogni genere, porci come punto di riferimento e proporci come un insieme di persone che cercano soluzioni e si caricano sulle spalle l’impegno di fare informazione, oggi frammentata. Rispetto alla pianificazione rendere la città assorbente, intervenire nelle aree con documentazione precisa e condividere un percorso per limitare i danni».

Il comitato ha preso contatto con ingegneri idraulici e professionisti. Attacca Andrea Vanin, allagati Gazzera: «Da noi c’è un nuovo impianto in zona fermata di via Olimpia, avrebbe dovuto sgravare la situazione, invece siamo andati sotto. Possibile?».

Marcello Meneghin, (Santa Barbara) ha compiuto 93 anni, di cui venti passati a sostenere che il problema sono le fognature: «Manca un piano generale approvato della fognatura di Mestre, pertanto ogni lotto in costruzione è errato e non conforme al preliminare che la legge impone». Giordano Bruno, portavoce degli allagati di Catene Valleselle, rincara la dose, prendendo ad esempio le pompe: «Se erano funzione, perché l’acqua non defluiva? Sono state attivate tardi o?».

Originariamente i comitati di terraferma erano 23. «Ad oggi» prosegue Vanin «Mestre non è sicura sotto il profilo idraulico. Non abbiamo la presunzione di risolvere il problema, che è politico sociale e ambientale, ma chi ha responsabilità non ha fatto quello che doveva, e noi siamo d'accordo con chi chiede le dimissioni».

Spiega il Comitatone: «Chiediamo pianificazione delle nuove edificazioni, un approfondimento dei regolamenti comunali rispetto all’invarianza idraulica, vogliamo sicurezza ma non opere a spot. La logica del commissariamento non va bene: serve un tavolo permanente comunale sul cambiamento climatico, risposte e aiuto». «Non vogliamo soldi» aggiunge Michele Boato, per via Piave e via Fusinato «indicheremo le opere da fare, come e dove andranno eseguite».

Altro punto: «Vogliamo che gli oneri di urbanizzazione siano spesi per la sicurezza idraulica». Chiude, infine, Zabeo: «La vasca della Bissuola a cosa servirà? Il Marzenego era vuoto giovedì scorso. Desideriamo capire e sapere perché da 20 anni andiamo sotto, prima che ci scappi il morto». Intanto oggi è stata diramata l’allerta gialla rischio idrogeologico.

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