Morte di un elettricista imprenditore sotto accusa

SALZANO. Toccherà al giudice stabilire ora se l’imprenditore di Salzano Claudio Favaron (61 anni) debba essere processato per omicidio colposo: per il pubblico ministero di Venezia Carlotta Franceschetti, che ne ha chiesto il rinvio a giudizio, non c’è alcun dubbio e l’udienza è prevista per domani. Al centro della vicenda la morte dell’elettricista 32enne Matteo Lucarda di Oriago. I fatti sono di quattro anni fa: il giovane operaio era deceduto nel pomeriggio del 24 ottobre 2008, dopo essere rimasto schiacciato da una macchina molatrice.
Lucarda era dipendente della «MF Marchiori srl» di Olmo di Martellago e in quell’occasione lavorava a Salzano presso la «Mecno Service srl» di cui è legale rappresentante Favaron. Quest’ultima è specializzata nella manutenzione di linee ferroviarie e in quell’occasione Lucarda, in qualità di elettricista, stava rimettendo in senso un macchinario utilizzato solitamente per la rettifica dei binari: il suo compito, attraverso la molatura, era quello di rettificarli quando c’era bisogno di farlo. Nel momento in cui è rimasto schiacciato (è morto per un gravissimo trauma toracico) a lavorare all’esterno del capannone era solo. Stando al capo d’imputazione formulato dalla rappresentante della Procura, Favaron in qualità di responsabile della ditta per cui l’elettricista stava lavorando da un lato non avrebbe inserito tutti i dispositivi di sicurezza per impedire l’evento, dall’altro non avrebbe fornito le dettagliate informazioni sul funzionamento della macchina molatrice alla vittima.
Inizialmente, sembrava che almeno una parte della responsabilità fosse stata dello stesso Lucarda. A sostenerlo era stato lui stesso, parlando ad un collega di lavoro che era accorso in suo aiuto. Prima di perdere conoscenza, infatti, aveva detto: «Ho proprio sbagliato, mi sono seduto e da terra ho manovrato la leva». Ma non era così, Lucarda non sapeva che prima del suo intervento Favaron o chi per lui della «Mecno Service» aveva compiuto alcuni interventi in modo che gli elementi del macchinario che hanno schiacciato l’elettricista erano già mal posizionati.
Ora toccherà al giudice dell’udienza preliminare decidere se le prove raccolte dall’accusa grazie all’intervento dei carabinieri e dei tecnici dello Spisal dell’Asl 13, siano sufficienti per processare l’indagato. L’udienza di domani, comunque, è già previsto che debba essere rinviata per un impedimento del difensore di Favaron, l’avvocato padovano Giovanni Vasoin. Il legale potrebbe anche scegliere la strada del rito abbreviato per evitare il processo in aula.
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