Morte Cè, il ricordo di monsignor Moraglia

VENEZIA. Una persona amabile, semplice, che sapeva togliere la paura interiore agli altri. Così il patriarca di Venezia Francesco Moraglia ha ricordato oggi, a margine di un incontro programmato da tempo dei vescovi del Nordest, il patriarca emerito Marco Cè, morto ieri dopo lunga malattia. Moraglia, che aveva dato l'estrema unzione a Cè il giorno della Domenica delle Palme, aveva fatto visita al prelato l'altra sera, quando il patriarca emerito era già in condizioni di salute critiche. «Gli ho dato l'assoluzione e l'indulgenza plenaria - racconta - e con gli occhi, fino a quel momento era assopito, mi ha ringraziato». Una malattia sofferta, durata mesi ma che, per Moraglia, Marco Cè ha vissuto da una dimensione superiore, «già dall'alto», ha detto oggi. «Poi assieme abbiamo recitato una giaculatoria a lui cara - ha raccontato Moraglia visibilmente commosso - il 'Gesù, Giuseppe, Maria proteggete l'anima mià che però non è riuscito a finire ed ho concluso io prima di dargli un bacio». Nel suo testamento Cè, che praticamente non aveva nulla, ha disposto che la metà dei suoi averi vada al suo 'storicò segretario mons. Valerio, e l'altra metà sia utilizzata per implementare il centro per gli esercizi spirituali - un aspetto caratterizzante dell'apostolato di Cè per Moraglia - del Cavallino.
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