Morta dopo un lungo calvario. Ginecologo patteggia quattro mesi

L’altro medico coinvolto andrà invece a processo con l’accusa di lesioni colpose. I figli hanno chiesto un risarcimento di mezzo milione

SAN DONÀ. Ha patteggiato quattro mesi di reclusione (pena sospesa grazie alla condizionale) il ginecologo dell’ospedale di San Donà Umberto Mozzato (65 anni, San Donà), mentre per il collega Mario Marando (61, Jesolo) il giudice monocratico di Venezia Claudia Gualtieri ha respinto la richiesta di patteggiamento alla stessa pena, visto il comportamento processuale dell’imputato. Dopo aver cambiato il difensore, infatti, Marando ha sostenuto di non aver mai avuto alcuna intenzione di patteggiare la pena e che quella delega firmata al legale di fiducia precedente non sapeva sarebbe finita al pubblico ministero e poi al giudice, smentendo così il suo avvocato precedente. Il nuovo difensore, insomma, ha voluto cambiare strategia, ma in questo modo ha messo nei guai il cliente, il quale ha dovuto inventarsi una scusa per smentire quella firma sulla richiesta di patteggiamento. Adesso Marando verrà processato in aula da un altro giudice monocratico. I due medici dovevano rispondere di lesioni colpose: il pubblico ministero di Venezia Carlotta Franceschetti aveva disposto la loro citazione diretta a giudizio per le importanti lesioni provocate dall'intervento chirurgico effettuato il 13 giugno 2011 dai due medici su una paziente, Maria Teresa Muselli, 72 anni, che, tra l’altro, da quel giorno non era più uscita dall’ospedale, era stata trasferita in più nosocomi e, infine, il 14 gennaio 2013 era morta all’ospedale dell’Angelo. Aveva dovuto sopportare un vero e proprio calvario, durato ben un anno e mezzo, passando per una tracheotomia e la dialisi. A firmare la querela erano stati i tre figli Vittorio, Francesca e Maria Pilla, che si sono affidati agli avvocati Augusto Palese, Renato Alberini e Gianluca De Biasi, i quali hanno chiesto un risarcimento di 500 mila euro ciascuno (l’assicurazione dell’Uls non ha ancora risarcito un euro). Secondo i figli, anche il decesso della loro madre avrebbe potuto essere legato agli errori commessi nell’intervento chirurgico svolto all’ospedale di San Donà. Ma i medici incaricati dell'autopsia dalla rappresentante della Procura avevano poi stabilito che la morte della signora non era connessa con le pur gravi lesioni subite durante l'operazione, così il pm veneziano ha chiesto il processo per i due ginecologi per lesioni colpose. L’anziana era stata ricoverata a San Donà, dove era stata sottoposta all'asportazione dell'utero, delle ovaie e dei linfonodi pelvici. Stando alle accuse, quest’ultima asportazione sarebbe stata eseguita «in assenza dei presupposti medici che potessero giustificarne l’esecuzione. L’intervento avrebbe provocato «profonde lesioni» e un’emorragia, «cui conseguiva una malattia che ha comportato una compromissione dell’apparato urinario, un deficit deambulatorio e disturbi neuro-psichici».

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