Morì travolto dai tubi 7 mesi all’imprenditore

maerne. Ha patteggiato 7 mesi di reclusione (pena sospesa) Paolo Busato, il titolare della “Busato Trasporti” di Cittadella, accusato di omicidio colposo per la morte sul lavoro del 51enne Marco Dalla Pozza.
L’incidente mortale è avvenuto nell’aprile dell’anno scorso: il cinquantenne camionista di San Martino di Lupari è stato travolto da 13 quintali di tubi di ferro, mentre si apprestava a scaricarli sul piazzale merci alla ditta “La Nuova Edilfer” di Maerne di Martellago. Una tragedia evitabile, secondo quanto ricostruito dall’inchiesta: le indagini dei carabinieri e dello Spisal, il servizio sicurezza sul lavoro dell’Usl 3 Serenissima – coordinate dal pubblico ministero Giorgio Gava – hanno, infatti, chiarito che i pesanti tubi erano sì legati tra loro con delle cinghie, ma non erano stati ancorati ai bancali di legno, tanto che sotto il peso dei tubi, all’atto dello scarico, l’insieme non aveva retto, le cinghie avevano ceduto e i tubi travolto l’uomo. Marco Dalla Pozza è morto per uno schiacciamento massivo che ha interessato anche gli organi interni, come ha appurato l’autopsia effettuata dal medico legale Antonello Cirnelli, per conto della Procura.
Quel giorno di aprile, infatti, Dalla Pozza era arrivato a Maerne con il camion carico di tubolari in ferro lunghi anche sei metri, disposti a fasci: una volta aperto il portellone, gli sono finiti addosso, coprendolo dalla testa ai piedi. Travolto dai tubolari, il camionista anche battuto la testa. I soccorsi erano stati immediati ed era stato utilizzato anche un muletto per cercare di liberare Dalla Pozza il prima possibile: il camionista era stato trasferito all’ospedale all’Angelo di Mestre, ma le sue condizioni erano subito apparse disperate. La morte era sopraggiunta poco dopo il suo arrivo al pronto soccorso.
Ieri, c’è stata la conclusione giudiziaria di questa triste storia di morte sul lavoro, davanti al giudice per le udienze preliminare Gilberto Stigliano Messuti, che ha ritenuto congrui i 7 mesi di pena patteggiati dall’avvocato Maurizio Guidoni con il pm Gava. Pena sospesa, alla luce anche del fatto che la famiglia – in questi mesi – è stata risarcita dall’assicurazione (per quanto mai si possa essere risarciti della morte di un congiunto), tanto che la vedova e i figli non si sono costituiti parte civile al processo. —
R. D. R. I
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