Miroslawa, 2 giorni alla scarcerazione: «Chiedo la revisione del processo»

VENEZIA. Due giorni alla data del fine pena per Katharina Miroslawa (nella foto di Nadia De Lazzari), e l’ex ballerina polacca - condannata n nel ’93 a 21 anni e 6 mesi quale mandante dell’omicidio l’industriale Carlo Mazza - prima di riassaporare la libertà torna all’attacco: «ho dato mandato al mio avvocato di presentare una nuova richiesta di revisione del processo. La volta precedente hanno ignorato alcune testimonianze che mi scagionavano, perchè raccolte in modo irregolare. Ora faremo tutto correttamente». Miroslawa è prossima alla scarcerazione dopo aver trascorso gli ultimi 12 anni di reclusione nel carcere di Venezia.
Da due anni gode della semilibertà, lavora come stilista di moda ed abita in un appartamento a Venezia, nella zona della Giudecca. Cosa farà ora? «Vado a Vienna - spiega Katharina -, ma il mio non sarà un addio all’Italia. Conto di tornare per la presentazione del film in cui ho recitato lo scorso anno, “Venezia salva”, di Serena Nono». In programma c’è anche un libro che ha scritto con il produttore Rody Mirri per ribadire la sua innocenza, “Delitto di Carnevale”.
«Dopo tutti questi anni sento molto il peso dell’ingiustizia che ho subito. Carlo era una persona cara e io lo amavo, non avrei mai potuto fargli del male». L’ex marito di Miroslawa, Witold Kielbasinski, condannato a 24 anni come esecutore materiale dell’omicidio, ha tentato più volte di scagionarla: «sicuramente il mio avvocato sentirà anche lui - spiega l’ex ballerina -, voglio che si rifaccia il processo per chiarire una volta per tutte che io non c’entro. Ne sono convinte anche le tante persone che si sono interessate alla mia vicenda, come Antonio Di Pietro».
«Basti pensare che con la legge attuale - sottolinea - quel concetto di concorso morale nel delitto non verrebbe nemmeno preso in considerazione». Se riuscisse a dimostrare la propria innocenza con un nuovo processo, Miroslawa potrebbe a quel punto anche incassare le due polizze sulla vita che Mazza aveva stipulato a suo favore, per oltre un miliardo di vecchie lire: «Non chiedo la revisione del processo per il denaro - conclude Katharina - , ma per rivendicare il diritto alla verità, voglio che le malelingue si pentano di ciò che hanno detto di me, non sono la persona che è stata descritta».
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