Mirano, i bulli in biblioteca

Studenti impauriti in villa Errera: è spuntato anche un coltello
La corte di villa Errera dove c’è la biblioteca
La corte di villa Errera dove c’è la biblioteca
 MIRANO.
Una banda di teppistelli terrorizza gli utenti della biblioteca e dell'aula studio. I bulli si danno appuntamento in corte di villa Errera, inveiscono contro gli studenti, disturbano quelli in pausa e si lasciano andare ad apprezzamenti poco educati nei confronti delle ragazze.
 Almeno in un paio di volte, stando alle testimonianze, sono spuntati anche dei coltelli. Succede da qualche settimana e adesso i frequentatori della biblioteca e dell'aula studio hanno paura e qualcuno ha già smesso di frequentare la barchessa. Stando alle loro descrizioni, a molestare gli studenti sono un gruppo di 5, a volte 6 minorenni, che si danno appuntamento in corte, più volte alla settimana. Sono per metà italiani, per metà stranieri e passano le ore a importunare i frequentatori della biblioteca e dell'aula studio. Disturbatori annoiati, che non disdegnano di tormentare i giovani mentre sono al telefono o assorti nello studio ed esprimendo giudizi poco cortesi e ad alta voce verso le ragazze. Qualche volta si è sfiorato lo scontro e in almeno due casi, come racconta uno studente, è perfino spuntato un coltello. Piccolo, ma capace di far male. Alcuni hanno preferito non attaccare briga e da qualche tempo non frequentano più la biblioteca. «Una volta uno di loro ha tagliato le pagine di un libro in sala lettura - racconta un giovane habitué - è stato ripreso da una ragazza, ma questo l'ha minacciata dicendole che l'avrebbe aspettata fuori». Del fenomeno, che pare diventato insopportabile negli ultimi giorni, sono già a conoscenza le forze dell'ordine, anche se nessuno finora ha sporto denuncia. La polizia locale ha chiesto ai responsabili della biblioteca di vigilare e se necessario chiamare in comando. L'assessore alla sicurezza Alberto Semenzato precisa: «Se ci sono particolari episodi di violenza è bene che le vittime facciano denuncia, rivolgendosi ai carabinieri oppure vengano nel mio ufficio. Non vorremo che piccoli atti di bullismo poi finiscano per degenerare».  

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