“Miliardari randagi” i super ricchi danesi all’ostello in cimitero

Il progetto culturale nell’ex infermeria del convento Dopo le polemiche prende corpo il restauro dell’immobile
Di Giovanna Pastega

Li chiamano i “miliardari randagi” perché vengono considerati una piccola oligarchia di super ricchi danesi alla guida di un’associazione di proprietari immobiliari con scopi filantropici e interessi distribuiti in tutti i settori economico-fianziari. Gestiscono un patrimonio immenso con operazioni di investimento in tutto il mondo. L’associazione che li lega e opera a livello internazionale si chiama Realdania e ha sede a Copenaghen, ma ora ha un piede anche a Venezia. È infatti la principale sostenitrice dell’operazione “Casa Danese” nel Cimitero lagunare. Se si da un’occhiata ai bilanci pubblicati nel sito del Comitato Pro Venezia Danimarca, che ha gestito il tanto discusso “ostello” di taglio culturale nell’ex infermeria del Convento di San Michele in isola, si scopre come questa singolare società di miliardari abbia messo a disposizione dell’operazione di restauro dell’immobile 4 milioni di corone già alla fine del 2011. Soldi disponibili però – si legge nelle note di bilancio – solo con l’impegno da parte del Komitéen Pro Venezia di trovare in tempi brevi altri 4 milioni di corone ritenuti sufficienti per iniziare i lavori. Così nel bilancio 2012 viene espressa soddisfazione per i buoni risultati che hanno permesso di incamerare rapidamente altre 4 grosse donazioni da fondazioni benefiche danesi. Ma chi sono nel dettaglio i finanziatori dell’operazione ostello con vista su cimitero? In primis, come dicevamo, la Realdania, che nel suo complicatissimo sito internet spiega come le proprie molteplici attività siano indirizzate al sostegno di progetti dedicati all’architettura e al miglioramento dell’ambiente urbano. Tra gli scopi statutari di Realdania, oltre quelli non-profit e di beneficenza, figurano anche «l’acquisizione e la costruzione di beni immobili al fine di preservare il patrimonio costruito», nonchè la gestione di società di investimento e la partecipazione in società nel campo “dell’ambiente costruito e dei servizi”. Un patrimonio netto investito tra progetti filantropici, partnership varie, investimenti finanziari che ha superato nel 2011 i 2,2 miliardi di Euro. Tra i sostenitori della Casa Danese accanto a Realdania figurano altre quattro importanti fondazioni: la Aage e Johanne Louis-Hansen collegata al colosso danese della Coloplast (produttrice di dispositivi medico-sanitari), la Knud Højgaard Foundation collegata ad una Holding e ad una società di costruzioni, ed infine altre due note associazioni benefiche: il Gurli og Paul Madsens Fond e il Den Faberske Fond.Che queste fondazioni abbiano portato nelle casse del Komitéen almeno un milione di Euro sembra essere – bilanci alla mano - un dato di fatto. Tuttavia facendo un po’ di conti si nota come la cifra indicata dai danesi come sufficiente per -il restauro dell’ex infermeria sia in realtà ben lontana dai 3.400.000 euro indicati nel protocollo di intesa con il Comune come clausola essenziale per ottenere la concessione 30ennale gratuita dell’immobile. Intanto il Komitéen ha annunciato – dopo il polverone suscitato dalla stampa - di sospendere le attività di alloggio e di iniziare i lavori di restauro. Tuttavia sono in molti a non crederci e a protestare per l’inopportunità di una simile operazione, a cominciare da un gruppo di cittadini che in questi giorni sta organizzando una raccolta di firme per depositare un esposto in Procura. Intanto mercoledì la Municipalità di Venezia discuterà le interrogazioni presentate dal Consigliere Bortoluzzi e dalla Lega Nord.

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